Da “Il Gazzettino” del 30/06/2000

Tra le tante domande al Servizio del Gazzettino di questa settimana “Il Sessuologo risponde”, quella di una ragazza di 25 anni:

“…Dottore a me piace tutto lo sport, nuoto, palestra… mi fa sentire bene, sia dal lato fisico che psicologico… ultimamente, da alcuni mesi, ho però esagerato con la palestra… per potermi esibire in costume… Da alcuni mesi ho le mestruazioni irregolari… e non ho più tanta voglia di fare l’amore con il mio ragazzo… Può esserci un nesso?”.

Rispondo:

in linea generale lo sport fa bene a tutto l’organismo e quindi anche al sesso. Ed è vero anche il contrario, che il sesso cioè possa far bene allo sport: si è addirittura, ultimamente, valutata in maniera positiva l’attività sessuale fatta nelle ore che precedono alcune attività fisiche. Studi scientifici hanno dimostrato che sia lo sport che il sesso fanno aumentare i livelli di testosterone, di estrogeni nelle donne, ed anche di altri ormoni quali il cortisolo, l’adrenalina e le endorfine.

Il “superallenamento” però provoca un “forte” aumento del cortisolo, della prolattina e delle endorfine, con conseguenti squilibri ormonali dovuti a turbe dell’asse ipofisi-gonadi. Ciò può turbare il ciclo mestruale e diminuire il desiderio sessuale ed anche la fertilità della donna.

Comunque io credo che l’obiettivo primario dell’attività fisica debba essere il benessere e il divertimento e quindi bando ad ogni esagerazione. Specie le donne dovrebbero evitare allenamenti stressanti e prolungati. Esse dovrebbero dedicare all’attività fisica non più di 2-3 allenamenti settimanali, privilegiando una disciplina all’aria aperta, piuttosto che in palestra.

Da “Il Gazzettino” del 20/06/2000

Sono appena tornato da un Congresso sulla disfunzione erettiva e reputo utile riferire alcune problematiche affrontate.

Si sono tracciate delle “linee guida” sulla diagnosi e la terapia dei disturbi erettivi che colpiscono, secondo un recente studio epidemiologico italiano, circa il 13% degli uomini dai 18 ai 70 anni, ovviamente con una frequenza minore nei giovani e maggiore nell’età avanzata.

Eravamo un centinaio di medici andrologi, la maggior parte di estrazione chirurgico-urologica, altri di estrazione medico-endocrinologica, altri di estrazione e formazione sessuologica e psicoterapica.

Si è parlato degli esami da fare in caso di disturbi erettili, differenziati anche in base all’età, ma anche personalizzati e sempre dopo aver fatto una esaustiva anamnesi (storia del paziente) ed uno scrupoloso esame obiettivo (visita al paziente).

Bisogna arrivare, prima di una qualsiasi terapia, ad una “diagnosi” del disturbo, escludendo soprattutto le cause organiche. Questo per serietà medica, ma anche perché il paziente si sentirà più sicuro ed avrà più fiducia nel medico e nella terapia quando gli si fanno fare preliminarmente alcuni esami “mirati” al suo disturbo; e ciò anche quando noi medici ci rendiamo conto sin dal primo approccio che il suo disturbo è funzionale o psicogeno ed anche quando è lo stesso paziente che “se lo sente ” che è di questo tipo.

Se gli “esami” risulteranno negativi, cioè normali, il paziente inizierà con più fiducia una psicoterapia sessuologica, eventualmente associata, all’inizio, a qualche farmaco che oggi esiste ed aiuta a sbloccarsi prima.

Se invece con gli esami si scoprisse che il disturbo ha una causa organica, la terapia sarà guidata da questa. Potrebbe scoprirsi un diabete, magari iniziale; potrebbe esserci un disturbo circolatorio, anche solo localizzato; potrebbe esserci un dismetabolismo o una endocrinopatia. Potrebbe esserci una “induratio penis”; potrebbe esserci qualche causa neurologica, o iatrogena (da farmaci), o da tossici (droghe, alcool, nicotina). Ma anche in questi casi è da tener presente che accanto alla causa organica, che andrà ovviamente curata in maniera specifica, ci sarà quasi sempre associata una componente psicologica di ansia da prestazione e depressiva, che aggrava la sintomatologia e che andrà quindi anche questa curata con un approccio sessuologico, coinvolgendo, se del caso, anche la partner.

I problemi sessuali nell’uomo vengono vissuti spesso anche con una diminuita autostima non solo nell’ambito specifico sessuale ma anche in altri aspetti della sua vita di relazione; ecco perché il medico andrologo non può prescindere da una sua approfondita competenza anche sessuologica.

Da “Il Gazzettino” del 16/06/2000

Mi telefona, tramite il servizio del Gazzettino, una ragazza:

“Dottore, ho perso la voglia da quando tre anni fa mi sono lasciata col mio ragazzo… in realtà, anche da prima di lasciarci… è andata bene un anno, poi gli ultimi due anni non c’era più passione da parte mia… anche se poi, quando lo facevamo, reagivo normalmente; non ho mai avuto problemi di orgasmo come invece sento dire da tante ragazze. Io adesso ho 27 anni e da alcuni mesi ho un nuovo ragazzo. Mi piace, abbiamo avuto dei rapporti sessuali ma, come le ho detto, ho poco desiderio nel senso che, ad esempio, io non prenderei mai l’iniziativa di far l’amore. Poi però, come col mio precedente ragazzo, reagisco bene, mi eccito e raggiungo l’orgasmo. Come mai mi succede questo?…”.

Reputo interessante parlarne in questa Rubrica.

Il “desiderio” o “la voglia” nasce dal cervello: è la lampadina che si accende, è l’erotismo, l’eros, la fantasia, il pensiero ed il ricordo che ciò che poi ci darà il piacere.

Dal lato biochimico si è trovato che aumentano nel sangue alcuni mediatori chimici neurotrasmettitori, come la dopamina, l’apomorfina, il testosterone.

Ma è il cervello con il suo erotismo che stimola la produzione di tutte queste sostanze biochimiche, o viceversa? Io propendo a credere che il “primum movens” sia il cervello, ma anche credo ad un “biofeedback” e quindi ad una possibilità che la somministrazione di certe sostanze biochimiche possa facilitare l’accensione dell’eros, della voglia, del desiderio. Al proposito è in fase avanzata di studio, con risultati al momento – pare – buoni, un farmaco, “l’apomorfina”, che dovrebbe stimolare la voglia.

Ma purtuttavia in condizioni normali, particolarmente in assenza di depressione o di nevrotica problematicità, o di fobie, o di stress, per la “voglia” ci vuole un partner che piaccia veramente e che sia nel contempo stimolante e rassicurante e che si crei tra i partners una situazione di benessere psicofisico.

Il desiderio, in condizioni ottimali, è la premessa indispensabile ed è la prima fase di altre tre, che sono: l'”eccitamento” che si esprime nella donna con la lubrificazione e nell’uomo con l’erezione, la “durata” o “plateau” dell’eccitamento, che vuol dire l’essere per un tempo sufficiente immersi nel piacere di ciò che si fa e di ciò che si sente, senza deconcentrarsi, e poi infine l”orgasmo” che conclude il rapporto sessuale.

Può accadere che anche se la prima fase (desiderio) è tiepida, poi si inneschi lo stesso la seconda fase (l’eccitamento), con le carezze, con i cosiddetti “preliminari”; e può benissimo accadere che si arrivi all’orgasmo. Quindi, alcune volte, pur partendo col motore a freddo, poi tutto procede bene fino alla meta.

In altri casi, addirittura più frequenti, tutto inizia e procede bene, tranne la fase finale (orgasmo).

In altri casi infine, per grazia di Dio, tutto va bene dall’inizio alla fine.

Da “Il Gazzettino” del 09/06/2000

Al Servizio del Gazzettino “Il Medico risponde”, una ragazza di trent’anni mi espone con angoscia il suo problema:

“Dottore, ho un nuovo ragazzo ma il mio problema che da sempre mi affligge, si è ripresentato; sento di volere bene a questo ragazzo, ma dal lato sessuale, come con i precedenti ragazzi, è un disastro. Mi pare di essere eccitata, ma quando ci accingiamo a fare l’amore mi blocco, non so cosa mi succede e perchè…”

Credo che il caso meriti di essere evidenziato su questa mia Rubrica di Sessuologia, perché riguarda numerose donne anche, e dire soprattutto, giovani in quanto una sessualità appagante, nelle donne, deriva anche dall’esperienza, dalla conoscenza di come reagisce il proprio corpo agli stimoli sessuali oltre che dalla conoscenza del proprio carattere e dalla conoscenza della sessualità maschile.

Abbiamo detto tante volte che le donne hanno bisogno di “preliminari” ed alcune, più di altre, di particolari preliminari. Ma appunto per questo, la donna deve conoscersi e poi, senza eccessivi pudori, far capire all’uomo ciò che a lei più piace, non dando per scontato che l’uomo “debba ” saperlo; e ciò perché ogni donna è diversa dall’altra – molto più di quanto lo siamo noi uomini – nella sua sessualità.

Inoltre, ed anche proprio per quanto detto sopra, non si dovrebbe arrivare “subito” ad un rapporto sessuale completo, ma dar tempo “ai corpi”, …oltre che all'”anima”, di scoprirsi gradualmente.
Ovviamente condizione indispensabile è un’attrazione fisica, dato che parliamo di sessualità e non di solo amore platonico-romantico.

Fatte queste indispensabili premesse, se l’aspetto sessuale dovesse ancora non funzionare bene, dato che la Sessuologia affonda le sue radici nella biologia e nella medicina somatica – oltre che nella sfera psichica-psicologica e negli aspetti sociali, culturali e morali di ognuno di noi – bisogna indagare sugli aspetti medici della salute in generale ed in particolare sugli assetti ormonali. E’ noto infatti a noi medici che alcuni squilibri ormonali, spontanei o provocati da farmaci, possono turbare assai la funzione sessuale. A cominciare dal “desiderio” e poi dall’eccitamento che si esprime nella donna con la “lubrificazione”, per concludersi con l’acme dell’eccitamento che è l'”orgasmo”.

Esistono anche dei farmaci, che alcune volte è necessario assumere, affinché queste “fasi” del rapporto sessuale ci siano tutte e siano armonizzate tra di loro.