Il desiderio accende la sessualità e il desiderio è soprattutto fantasia.

In un rapporto di lunga durata si attutisce fatalmente il desiderio, che viene rimpiazzato da altri aspetti, a volte piacevoli, a volte spiacevoli : vita sociale, progetti, acquisti, debiti, mutui, figli, parenti, malattie.

Ma per tornare al desiderio sessuale, due sono le vie maestre per mantenerlo vivo: o si cambia partner, o si cambia scenario. Come quando la rappresentazione di un’opera antica, classica, letteraria o musicale che sia, viene riprodotta in un contesto scenografico ultra moderno, avveniristico, metafisico; può anche non piacere, ma l’impatto dà sempre una emozione, che magari è solo quella… di volere rivederla nella veste originale.

Ritorniamo al sesso, al “farlo stano”. Vari i modi: al buio più completo; sotto una luce accecante; tutti vestiti; tutti nudi e sul pavimento; sul tavolo della cucina; sui fornelli, possibilmente spenti, ma prudenzialmente in posizione del missionario, cioè con lei sotto; in giardino sull’erba, anche con le formiche, e sempre nella posizione suddetta; nell’acqua, in vasca da bagno; oppure anche in piscina o nel mare o in laguna, essendo consapevoli che si rischia, se visti, una denuncia penale; in ufficio, stessa consapevolezza; con tantissime candele, quasi tutte accese.

Ma, a parte i rischi specifici sopraddetti per alcuni modi di “farlo strano”, ci potrebbe essere un inconveniente: che venga da ridere, e che quindi ci si… deconcentri. Ma cosa importa se capita! A volte ridere può essere più divertente.

Il transessuale è un individuo che, fin da piccolo, si sente imprigionato in un corpo con cui la sua psiche non si identifica: esso vuole a tutti i costi diventare fisicamente come si sente psichicamente. E’ essenzialmente un grave disturbo di identificazione psicosessuale di cui non si conoscono le cause.

Capisco e so che i transessuali non vorrebbero essere definiti né così né in alcun altro modo, ma le definizioni servono per sintetizzare ciò di cui si vuol parlare. Nello specifico è anche per distinguere il “transessuale” da altri modi di essere o di vivere la propria sessualità. Ad esempio, alcuni confondono o assimilano il transessuale con l’omosessuale o con il bisessuale o con il travestito, o con l’ermafrodita. Tutto ciò è errato.

Ma se noi, studiosi della materia sessuologica, addetti ai lavori per quel che si può fare, non chiariamo, dando delle definizioni, i parametri, i concetti consolidati dalla conoscenza scientifica attuale; se noi, per paura di ferire la sensibilità esasperata di alcuni di questi soggetti, o per paura della loro aggressività verbale, che è ovviamente un meccanismo di difesa che, a volte, può arrivare anche all’ostentazione sfacciata del loro “essere così”; se noi, ripeto, non cerchiamo di dare delle definizioni e dei concetti chiari, allora sì che essi rimarrebbero ancora più emarginati e visti come soggetti aberranti e moralmente negativi, cosa che invece non è. La cultura, la conoscenza serena di tali aspetti della natura può solo giovare alla loro immagine e a non dare un valore morale negativo.

Mi accorgo che ho dato solo la definizione della transessualità. Ma ho dato alcuni concetti generali sulla necessità di definire i molteplici “modi di essere” nell’ambito della sessualità umana. Lo spazio è tiranno e quindi, nei prossimi articoli, continuerò a parlare dei transessuali e degli altri “modi di essere” e di vivere la sessualità.

Ci vediamo il 24 agosto.

Da “Il Gazzettino” del 03/05/1999

“Egregio Sacerdote,
La ringrazio per il Suo interesse alla mia Rubrica di Sessuologia. Deve sapere che, per chi tiene una Rubrica su un organo di stampa, una difficoltà è quella di dover sintetizzare al massimo, per motivi di spazio.

In un mio precedente articolo ho fatto l’elenco del disturbi sessuali e dei comportamenti sessuali abnormi o particolari, che rientrano nell’ambito della Sessuologia medica. Quando ho messo l’omosessualità tra i disturbi dell’identità sessuale, intendevo riferirmi a quelle forme di omosessualità cosiddette “egodistoniche”, cioè mal tollerate dall’io del soggetto. Sono d’altronde le uniche per cui noi Sessuologi veniamo interpellati. Ovviamente, quelli che come Lei sono, per citare le Sue parole, di “lingua madre” e “felicemente” conviventi con tale tendenza, non hanno alcun disturbo per venire a consultarci; è questa l’omosessualità “ego-sintonica.”

Da dire subito che esistono poi diverse forme, gradi ed espressioni di omosessualità: ci può essere solo la “tendenza” all’interesse erotico e sessuale verso il proprio sesso – e questo mi pare il Suo caso – e ci può essere anche la “realizzazione pratica” di tale tendenza. Quando non c’è la realizzazione pratica ciò può essere per “repressione” educativa o sociale, o per “sublimazione” dell’istinto.

L’omosessualità (maschile o femminile) può essere “latente”, cioè esistere all’insaputa dell’individuo che però trova grosse difficoltà ad esprimersi nei comuni comportamenti eterosessuali, o “consapevole” e quest’ultima, a sua volta egodistonica o egosintonica, come già detto.

L’omosessualità può essere favorita da particolari condizioni di vita: (carcerati, comunità, ecc.) ed in tal caso può essere anche “occasionale”, contingente.

L’omosessualità può anche coesistere accanto a comportamenti eterosessuali (bisessualità).

Sulle cause, sul perché dell’omosessualità, si sono fatte varie ipotesi, sia di natura biologica che psicologica e sociale.

Sempre per motivi di spazio, ne parleremo la prossima volta.”

Continuiamo a parlare della Omosessualità, argomento importante, ricco di connotazioni sessuali, psicologiche, sociali.

Da dire intanto che “omosessuali si è”, nel senso che non è stata data una risposta definitiva, scientifica, se si nasce o si diventa.

Nel 1991 l’Organizzazione Mondiale della Sanità decideva di eliminare l’Omosessualità dall’elenco delle malattie. E’ da considerare quindi come una “variante” del normale comportamento sessuale, intendendo per tale quello eterosessuale, almeno come “percentuale”, ed anche come “finalità”, procreativa, della sessualità. Ma, a questo ultimo proposito è da dire subito che la finalità procreativa della sessualità e oggi… un “optional”; i vari metodi anticoncezionali odierni, in primis la pillola antifecondativa, hanno fatto sì che la procreazione sia una “finalità” solo se voluta e che quindi possa anche essere esclusa, pur non rinunciando ad una attività sessuale che, quindi, si è spostata, come finalità, alla sfera del piacere e del completamento dell’esistenza umana.

L’omosessualità non è solo una pulsione sessuale verso persone dello stesso sesso; essa implica anche una forte componente psicologica e affettiva; l’omosessualità, (come l’eterosessualità), può essere “anche” amore: un uomo che ama un altro uomo o una donna che ama un’altra donna, senza per questo voler modificare il proprio genere. Questo ultimo aspetto, invece, detto per inciso, è ciò che caratterizza il transessuale, che si sente in un corpo sbagliato e che quindi vuole modificarlo (ne parleremo in un prossimo articolo).

Per tornare agli omosessuali, questi – in genere – evidenziano precocemente la preferenza sessuale per persone del loro stesso sesso. L’orientamento, che già tra i 3 e i 6 anni comincia a dare i primi segnali, si manifesta in maniera più marcata durante il periodo adolescenziale. A volte tale orientamento è transitorio, a volte presenta componenti bisessuali, a volte diventa esclusivo e definitivo.

L’omosessualità si ritrova in tutte le epoche storiche ed in tutti gli strati sociali; da sempre si è cercata una spiegazione al “perché” della omosessualità, e di ipotesi ne sono state formulate tante, ma la verità scientifica, se esiste, è ancora da scoprire: c’è l’ipotesi genetica, con studi su eventuali alterazioni o differenze cromosomiche e quindi su base ereditaria, e a tal proposito, si sono presi in esame i gemelli omozigoti (nati da un unico uovo fecondato) e dizigoti (da due ovuli diversi): i risultati non sono stati chiari ed univoci.

C’è l’ipotesi biologica: alcune cellule del cervello maschile e femminile presentano dimensioni diverse e si è cercato di vedere come fossero queste dimensioni negli omosessuali, ma anche questi studi non hanno portato a conclusioni scientifiche.

Anche l’ipotesi endocrinologica, cioè di squilibri ormonali, non ha approdato a risultati certi.

Ci sono poi le ipotesi psicoanalitiche, che riconducono tutto al “Complesso di Edipo”; e quelle comportamentistiche, che ipotizzano avvenimenti che nell’età evolutiva possono avere potenziato o scoraggiato un comportamento sessuale piuttosto che un altro.

Nell’omosessualità, come anche d’altra parte nell’eterosessualità, ci sono dei percorsi e degli aspetti psico-sessuali e psicosociali comuni ai due sessi e degli aspetti di diversità.

Ne potremo parlare in un prossimo articolo.

Da “Il Gazzettino” del 24/07/2000

Un signore mi telefona al Servizio “Il sessuologo risponde”, dicendomi che sua moglie, 34 anni, non è stata mai molto portata al sesso. Ha quasi sempre voluto farlo col preservativo “…ma il fatto che mi sembra grave è che mi ha confessato che non è per non rimanere incinta, in quanto per quello prende la pillola, né per le malattie, in quanto mi dà fiducia di fedeltà, ma perché l’eiaculazione le fa schifo, anche l’odore, e poi si sporca tutto…”. Egli poi continua dicendo che la moglie non raggiunge l’orgasmo, e che il sesso, di sua iniziativa, lo farebbe molto di rado. Mi chiede se può dipendere dal fatto che in casa della moglie non si parlava mai di sesso e quindi non ha avuto alcuna educazione sessuale. Finisce col dirmi che, però, si amano.

Non commento l’ultima frase: l’Amore è un sentimento grande, ineccepibile, a volte strano. Non è sicuramente più autorizzato o più attrezzato a parlarne un medico sessuologo. A parte l’individuo che lo sta provando, forse può parlarne, dell’Amore, un poeta.

Per il resto dell’argomento, così come ho risposto all’interessato, è da dire che gli esseri umani sono molto differenti tra di loro nel campo dell’ erotismo; alcuni poi hanno delle idiosincrasie o avversioni, cioè non gli piacciono alcune cose; altri ancora hanno vere e proprie fobie.

Molto, ovviamente, può dipendere da un’educazione sessuale sbagliata, forse sessuofobica; una semplice “non educazione sessuale”, farebbe sicuramente meno danni.

Nel caso specifico credo trattarsi di una avversione sessuale o di uno stato fobico riguardante il sesso. Va senz’altro tentata una psicoterapia specifica, di tipo sessuologico.