Da “Il Gazzettino” del 26/04/2001

Tramite il Gazzettino, ricevo una lettera di un giovane laureato, trentenne, che riassumo. Ha sposato una sua compagna di Università; riferisce che si vogliono bene ma lui ha una ossessione, prima solo pensata e negli ultimi anni agìta:

“…ogni due, tre mesi non so resistere, devo agire una mia trasgressione o perversione giudichi lei… mi incontro con dei transessuali o travestiti pago per avere un incontro sessuale con loro… in questa occasione anche mi travesto… mia moglie lo sa, ovviamente mi scongiura di non farlo più ma io non ce la faccio anche se sempre, dopo mi pento e mi sento in colpa sia con me stesso che con lei… lei comunque questa cosa la sapeva anche prima di sposarci… i rapporti sessuali con lei sono abbastanza soddisfacenti… lei non è per nulla trasgressiva io non l’ho mai tradita con altre donne.”

Bene: ho scritto ancora nei miei articoli per il Gazzettino sulle perversioni, sulle trasgressioni, ed in uno dei miei primi articoli sul rapporto strettissimo che c’è tra psicologia e sessuologia e quindi tra  disturbi caratteriali e nevrotici e disturbi della sessualità.

Nel caso specifico si tratta indubbiamente e primariamente di un disturbo psicologico-psichiatrico di tipo ossessivo-compulsivo, anancastico,  con un conseguenziale comportamento sessuale abnorme.

I disturbi psichici di questo genere hanno come caratteristica quella della loro ripetitività, a volte assurdità, compresa come patologica dalla ragione (capacità di intendere) ma ingovernabile dalla volontà anche se in contrasto con la propria morale. E’ un aspetto psicopatologico da indagare a fondo, da curare  per quanto possibile, con una psicoterapia di tipo soprattutto psicodinamico-psicanalitico; sarebbe anche, contemporaneamente opportuno tentare una terapia psicofarmacologica antiossessiva.

Un’altra osservazione di tutt’altro genere si potrebbe fare, e ciò mi riprometto in un prossimo articolo: come a volte l’Amore prescinde, perdona, e fa accettare aspetti e comportamenti del partner che di per sé farebbero paura e sconcerto.

Da “Il Gazzettino” del 23/04/2001

“Gentile dottor Mercuri,
Lei la settimana scorsa ha scritto del Desiderio sessuale. Dunque, quando ero ragazzo avevo sempre voglia e da giovane, se non potevo fare sesso, la voglia cresceva sempre più e mi dovevo masturbare o avevo le polluzioni, la notte. Adesso ho 50 anni, sono sposato: se la moglie si rifiuta di fare all’amore, o perché non ne ha voglia, o perché le duole la testa, diciamo per 15/20 giorni, anch’io perdo la voglia e lascerei passare sempre più tempo. Che stia diventando vecchio… o ero esagerato prima… E le donne, è vero che hanno tante meno esigenze sessuali di noi uomini?”

Gentile lettore,

era normale, da ragazzo, pieno di ormoni e di fantasie, che l’astinenza acuisse la voglia; ed è normale adesso. Ad una certa età, sia per l’uomo che per la donna, meno lo si fa, meno lo si farebbe.

Per questo è auspicabile tenere sveglio il desiderio, aiutandosi nei modi che ho scritto nell’articolo della settimana scorsa. Certo che la vita coniugale di due persone adulte è fatta di tante altre cose e ci sono tanti problemi che distraggono dal sesso: lavoro, figli, impegni. Ma è provato che una buona e soddisfacente attività sessuale, anche ad una certa età, dà serenità, ottimismo e un buon equilibrio psico-fisico.

Sul fatto che la donna abbia meno esigenze sessuali dell’uomo, forse è vero; e molti studiosi della sessualità ipotizzano che sia a causa del testosterone che è l’ormone sessuale maschile, ma che in basso dosaggio hanno anche le donne; ma io credo che sia soprattutto un problema di costume, di educazione sessuofobica soprattutto inculcata alle donne. E poi è forse il modo di esprimere la sessualità, il desiderio, il piacere sessuale, differente tra l’uomo e la donna. Ma le ultime ricerche in campo sessuologico dicono che queste differenze non sono più così tali, e che anche la fisiologia sessuale del desiderio, eccitazione, orgasmo abbiano molto più in comune tra uomo e donna di quanto si pensasse, o facesse comodo credere all’uomo in un passato anche recente.

Le differenze sessuali ci sono, ed anche abbastanza marcate, tra individui; ma non è questione di genere maschile o femminile.

Da “Il Gazzettino” del 02/04/2001

Una signora mi scrive, tramite il Servizio del Gazzettino “Il Medico sessuologo risponde”:

“Gentile dottor Mercuri,
sono felicemente sposata con un uomo che mi vuole bene. Lui ha 45 anni, io ne ho 40; abbiamo due figli, io sono casalinga “per scelta” anche se da ragazza ho prima studiato e poi lavorato fuori casa. Mi sento realizzata nella mia famiglia, ho amiche, sono abbastanza serena ed equilibrata. Insomma, non mi sembra di avere problemi ma… non ho mai raggiunto l’orgasmo nei rapporti sessuali, né con mio marito, né con un precedente fidanzato. Provo piacere ma non raggiungo mai l’orgasmo; a mio marito non l’ho detto, mentre al precedente fidanzato lo avevo detto, ma poi forse anche per tale motivo il rapporto pian piano si è spento. Devo continuare a tacere del mio problema e a volte a fingere?”.

Gentile signora,

Come ho avuto spesso occasione di dire da questa rubrica, il suo disturbo è molto frequente, raggiungendo percentuali del 50%. E’ il disturbo sessuale più frequente nelle donne, assieme a quello del calo del desiderio.

La prima cosa che si pensa, sia da parte delle interessate che da parte degli “addetti ai lavori”, è che il disturbo sia di origine psicologica e ciò spesso è vero; ma non sempre si riescono a capirne i motivi fino in fondo, specie quando la donna è tranquilla, appagata della sua esistenza, non problematica, non nevrotica, come mi sembra sia il suo caso.

Cosa dirle, quindi? Come “medico” esperto in tali problemi, potrei per prima cosa suggerirle un’indagine sul suo assetto ormonale, specificamente quello ipofisario-ovarico, surrenalico, tiroideo; e poi con un’accurata visita ginecologica indagare su eventuali problemi organici dell’apparato genitale. Ma il più delle volte tali aspetti sono perfettamente normali. Passerei ad indagare quindi sulle possibili cause psicologiche: queste potrebbero nascere da un’educazione rigida, sessuofobica, abbastanza frequente anche oggi, ma particolarmente frequente quando lei era ancora una ragazza, quindi diciamo venti-venticinque anni fa. In realtà, a quel tempo, si era in epoca di “femminismo”, di quella “rivoluzione culturale” che, tranne punte di esagerazione, è stata tutto sommato utile alle donne nei vari ambiti lavorativi, sociali ed anche sessuali.

Indagherei poi sul “vissuto personale”, sulle sue prime esperienze sessuali, sulle sue fantasie, sulle sue preferenze sessuali; ed anche sul come, dal lato sessuale ma non solo, è stato il suo rapportarsi col precedente fidanzato e con l’attuale marito, ed il rapportarsi di loro con lei.

Ed anche sono importanti le tecniche sessuali, i “modi” cioè di fare all’amore, la “durata” dei rapporti sessuali, spesso troppo breve a causa dell’uomo, i “preliminari”, spesso frettolosi se non addirittura assenti in un rapporto che ha perso la passione magari dopo i primi tempi di effervescenza.

Individuate le cause, la terapia è conseguente.

Da “Il Gazzettino” del 26/03/2001

Numerose le lettere, le telefonate, le pazienti in terapia per questi disturbi.

Tra questi il più frequente è l’anorgasmia, il meno frequente la vera e propria repulsione sessuale. Diciamo subito che quest’ultima è un disturbo psichico nevrotico, più che sessuologico. E’ una fobia specifica, che riguarda il sesso, ma spesso anche altri aspetti di personalità sono disturbati. Bisogna indagare sulle cause, bisogna istituire una psicoterapia il più spesso di tipo psicoanalitico, psicodinamico.

La frigidità è l’incapacità di provare piacere dalla sessualità. E’ un disturbo sessuologico, non molto frequente; può sussistere anche in una donna per altri aspetti “normale”. Occorre indagare anche sull’assetto ormonale oltre che, ovviamente, sugli aspetti psicologici. Occorre istituire una psicoterapia che può essere anche non psicoanalitica, ma di tipo “breve”, ad indirizzo soprattutto cognitivo-comportamentale. Possono essere tentati anche dei farmaci, specie se gli esami ormonali indicano degli squilibri.

L’anorgasmia, cioè l’incapacità di provare l’orgasmo, che è l’acme del piacere, la “scarica” di un eccitamento che va in crescendo e deve “esplodere” per poi placarsi, è il disturbo sessuologico più frequente, ma anche meno grave rispetto agli altri due. E’ un tipico disturbo sessuologico; si avvale di una psicoterapia sessuale, di tipo “breve”, e di alcuni esercizi sessuologici o “compiti” da fare da sola o in coppia; ha buone possibilità di essere curata positivamente.

“Fingere o non fingere l’orgasmo”?, è anche questa una frequente domanda da parte di chi soffre di anorgasmia. La mia risposta è, ovviamente, quella di curare tale problema che sempre disturba la vita di coppia e spesso la divide. In alcuni casi ho consigliato di fingere: sono i casi in cui la donna ha sempre finto con quel partner, ma ha deciso, da sola, di venire in terapia: in attesa dell’esito positivo può continuare a fingere ; oppure in quei casi in cui la donna è innamorata del suo partner e sa che lui vivrebbe l’anorgasmia di lei come una sua colpa, di non saperla cioè “far venire”; il che, detto per inciso, a volte è anche vero, ed allora, in tal caso, ovviamente, è necessario che la donna riesca a dire al suo uomo che ama, che le piacerebbero più lunghi ed intensi preliminari, ed una “durata” più lunga del rapporto sessuale.