Da “Il Gazzettino” del 05/11/2001

Rispondo ad una lettera inviatami tramite il Gazzettino.

“Gent. Dott. Mercuri,
sono sposata da quindici anni, ho 40 anni, un figlio. Mio marito, che è stato sempre molto riservato ed anche forse un po’ inibito sessualmente, da qualche tempo mi esprime fantasie sessuali che mi disturbano. Mi dice che vorrebbe avere un rapporto con me e con una mia amica, oppure con me e con un nostro amico oppure con uno sconosciuto. Dottore, mi dica, gli ha dato di volta il cervello o sono io troppo pudica?…”

Gentile signore,

ho scritto ancora su questo argomento delle fantasie sessuali e ribadisco che l’immaginario sessuale è molto importante, a volte indispensabile per fare bene l’amore. E’ il cervello il primo e più importante organo sessuale per la specie umana, mentre per le altre specie animali più importanti sono i fattori fisici, ormonali in particolare.

Ma anche detto e ribadito questo concetto, ciò non toglie che ci vuole “modus in rebus” e cioè delicatezza, senso dell’opportunità, gradualità, in ultima analisi intelligenza per capire “se, quali,  e quando” dirle, le fantasie, al proprio partner. Esse si possono dire solo quando si è capito che quelle fantasie piacciono all’altro, lo eccitano; non si devono dire se non si è certi di questo, ma accontentarsi di pensarle, se eccitano. E per capire il partner nei suoi più vari aspetti psicologici e quindi anche nella sua sessualità bisogna avere sensibilità, intuito, confidenza, intimità, complicità; tutti aspetti, questi, che rendono non problematico, ma soltanto bello e gratificante per entrambi, il rapporto sessuale.

Da “Il Gazzettino” del 29/10/2001

“Gent.le dott. Mercuri,
sono un giovane di 26 anni e sto insieme da otto anni ad una ragazza di 24. Ci vogliamo bene ma lei mi sembra freddina… ultimamente non avrebbe quasi mai voglia di fare all’amore… e poi mai una variante, una piccola trasgressione… mi ha dato del “maniaco” perché le ho proposto di guardare insieme un film hard… Lei cosa ne pensa?”

Caro giovane,

tante osservazioni si potrebbero fare: la ragazza, mi dici, ha conosciuto fisicamente solo te; siete insieme da ben otto anni… e siete entrambi ancora molto giovani e quindi forse ancora bisognosi di esperienze… Forse c’è ormai stanchezza nel vostro rapporto e questo potrebbe spiegare la poca “voglia” della tua ragazza…

Mi chiedi se si “scalderebbe” con un film hard: nel tuo caso mi sento di dirti che ciò non servirebbe. E te lo dico non per moralismo perché a volte, in certi casi, anche noi sessuologi consigliamo uno stimolo aggiuntivo a rilanciare un’intesa collaudata ma stanca dal lato sessuale e non per nulla dalle più recenti statistiche risulta che quattro milioni di italiani guardano film hard e che un milione lo fa in compagnia del partner e che inoltre molte coppie curiosano nei sex-shop.

Nel tuo caso ti consiglio di parlare col cuore alla tua ragazza, di mettere in chiaro il vostro rapporto di coppia, di cui la sessualità deve essere solo una parte, sebbene importante. Parlatene con calma, con amore, con sincerità, con onestà. Questo vi serve, sia per continuare, sia per girar pagina, continuando a volervi bene, da amici.

Da “Il Gazzettino” del 22/10/2001

Sono appena tornato da Roma dove ho partecipato ai lavori del Congresso della Società Europea per la Ricerca sui disturbi sessuali e l’impotenza.

Sono stati tre giorni di studio e di scambi di interessanti notizie e novità in campo andrologico e sessuologico.

Si è posto l’accento, da parte di alcuni di noi soci, su un concetto importante: l’Andrologia, specialità medica dei disturbi sessuali maschili, si deve sempre integrare con la Sessuologia, che ne spiega e ne cura i risvolti psicologici e comportamentali ed è attenta anche alle funzioni e disfunzioni sessuali femminili e di coppia.

Nel versante più propriamente farmacologico-andrologico, il Sildenafil (Viagra) la fa ancora da padrone, in commercio ormai da tre anni in 110 Paesi.

Un posto ben definito ce l’hanno ancora le prostaglandine per via intracavernosa.

Anche la nuova sostanza in commercio da pochi mesi, l’Apomorfina, ha un suo uso ed una sua collocazione terapeutica: questo farmaco non agisce direttamente sulla circolazione, ma sull’area cerebrale deputata al rilascio della dopamina ed all’inizio di un’erezione normale.

Di prossima uscita, forse a maggio, due farmaci della stessa classe del Sildenafil: il Vardenafil, sperimentato positivamente soprattutto per i disturbi sessuali nei diabetici, ed il Tadalafil, battezzato come “pillola del week-end” perché ne basterebbe una per avere efficacia per 17-24 ore.

Coraggio quindi, sempre: una corretta diagnosi andrologica-sessuologica consente oggi una terapia per disturbi che, fino ad un recente passato, toglievano un piacere legittimo ed importante della vita.

Da “Il Gazzettino” del 15/10/2001

Una lettrice del Gazzettino mi scrive:

“Lei dice nel suo articolo di lunedì scorso che è “inopportuna” la domanda “sei venuta?”, ma anche “scusabile” perché la donna non ha segni certi di avere o meno l’orgasmo… Io capisco sempre quando ho l’orgasmo e mi offenderei se l’uomo con il quale faccio l’amore non si accorgesse…”

Rispondo ribadendo che è in realtà solo la donna stessa a sapere se ha avuto o meno l’orgasmo, ed anche di che intensità lo ha avuto. Infatti segni certi non ce ne sono anche se durante l’orgasmo ci sono:

  1. le contrazioni dei muscoli vaginali durante l’orgasmo sono involontarie e particolari, che però l’uomo di solito non le avverte; comunque la donna può sempre fingerle, cioè farle volontariamente. Sono gli esercizi di Kegel che in realtà servono per favorire l’orgasmo, ma non sono l’orgasmo.
  2. La dilatazione delle pupille, ma l’amore si fa di solito in penombra e le pupille son sempre dilatate e poi non stai così attento a questi piccoli segni…
  3. L’aumento del battito cardiaco e del respiro: ma basta l’esercizio fisico stesso del rapporto… a meno che non sia una “sveltina”…
  4. L’aumento della lubrificazione: questo è un buon segno, ma  può voler dire semplicemente che prova piacere… ed è già tanto.
  5. I gemiti, gli abbracci più stretti… i graffi… i morsi… ma specie questi ultimi due possono non voler dire orgasmo…

Ma a pensarci bene, non volendo essere soltanto “organicisti” ed “analisti”, ma sapendo entrare in una dimensione intuitiva psicologica e relazionale, congeniali tali aspetti alla sessualità femminile, si può capire quando la donna non finge l’orgasmo. E’ quando capisci, dopo aver fatto l’amore, che lei è felice, che le è piaciuto, anzi che “tu” le sei piaciuto e che per questo ti continua ad amare.

Da “Il Gazzettino” del 08/10/2001

Mi telefona, al Servizio del Gazzettino “Il medico sessuologo risponde”, una giovane donna la quale mi dice che il suo ragazzo spesso le chiede durante il rapporto sessuale… “a che punto sei?” e alla fine… “sei venuta?”. Lei a quest’ultima domanda risponde sì, anche se a volte non è vero, mentre alla prima o si smorza o le viene da ridere.

“Ma perché”, mi chiede, “gli uomini sono così insicuri?”

Le rispondo che molti uomini sono insicuri nel sesso: alcuni perché magari giovani o comunque inesperti; altri perché, ignoranti della sessualità reale, si fanno falsi miti: l’erezione nell’uomo non è mai “garantita al 100%” in quanto egli ha un “organo erettile” e non “eretto”; ed anche la “durata” della stessa può non essere sempre sufficiente per qualsiasi donna; ed inoltre nell’uomo le eventuali defaillance sono sempre visibili ed egli ci rimane sempre molto male; e se è vero che le donne il più delle volte rassicurano e sdrammatizzano, alcune altre, o per ignoranza sessuale o per loro stessa insicurezza sul loro fascino, tendono colpevolizzare o ad interpretare.

E poi anche il versante femminile ha le sue caratteristiche ed i suoi problemi: a volte difficoltà ad eccitarsi, spesso difficoltà a raggiungere l’orgasmo, che alcune volte viene finto.

Ecco alcuni motivi delle domande “inopportune”, ma tutto sommato “scusabili” perché dimostrano magari inesperienza, ma anche buona volontà.

Certo che bisognerebbe conoscersi bene, anche sessualmente: imparare a decifrare il linguaggio e le reazioni del corpo della partner senza troppe domande; raccontarsi e quindi sapere i gusti e le fantasie sessuali; ironizzare un po’, sempre con simpatia e leggerezza. E se poi c’è l’Amore…

Da “Il Gazzettino” del 01/10/2001

Tramite Il Gazzettino mi telefona una ragazza di

“trent’anni, laureata, lavoro, ho il fidanzato, vorremmo sposarci a breve, io desidero fare una famiglia regolare con figli, ma… temo di essere bisessuale e ciò mi spaventa”.

Le chiedo, per quanto si può fare per telefono, del perché crede di essere bisessuale, ma lei mi ribadisce che non “crede” di essere, ma “teme” di essere. Perché, mi dice,

“guardo le ragazze, come sono vestite, come si muovono, e poi il pensiero mi va su come sono fatte e su come faranno l’amore con i loro uomini…”.

Conclude dicendomi che le sono sempre piaciuti gli uomini, che non ha mai avuto pensieri, né tanto meno effusioni sessuali con le donne. La tranquillizzo, spero,  assicurandole che non è bisessuale. Credo, invece, che soffra di una forma fobico-ossessiva a tematica sessuale, che comunque andrebbe indagata da un medico psicoterapeuta.

La bisessualità è un’altra cosa e ne ho già parlato in questa Rubrica.

Forse siamo tutti potenzialmente bisessuali, almeno secondo le teorie psicanalitiche. Dai tre ai cinque anni il bambino costruisce la sua identità sessuale soprattutto sul rapporto pulsionale erotico col genitore dell’altro sesso.

Se questo processo di identificazione avviene normalmente, il bambino si adegua al suo sesso biologico. Ma la parte di sessualità alla quale rinuncia rimane per sempre nell’inconscio e può affiorare nelle fantasie. Se invece il processo di identificazione non avviene normalmente o se il distacco dalla propria parte omosessuale è troppo doloroso, la bisessualità può venire agìta. E’ comunque anche vero che nei contesti troppo permissivi e promiscui tali comportamenti sessuali possono essere facilitati.

Da “Il Gazzettino” del 24/09/2001

Mi scrive una Lettrice:

“…dottor Mercuri, si parla sempre di preliminari, di quanto questi devono durare perché una donna sia pronta al rapporto sessuale vero e proprio… ma “il dopo” per noi donne è ugualmente importante. Vorrei un Suo parere…”

Gentile Signora, è vero quello che Lei dice ed è anche vero che tra i tanti argomenti di Sessuologia da me trattati in questa Rubrica, ho trascurato di parlare di questo.

Spesso gli uomini, dopo l’amore, o si addormentano o si alzano, o si accendono una sigaretta, o comunque non continuano a restare abbracciati o ad accarezzare la partner. La donna questo lo vive male, con la sensazione di essere abbandonata dall’uomo; e può attribuire all’uomo un egoismo pensando “…tanto lui è venuto… si è soddisfatto…”.

In realtà il più delle volte non è così, gli uomini non sono sempre egoisti, sono semplicemente differenti dalle donne, anche nel sesso. L’uomo si eccita quasi subito, comunque più rapidamente della donna; a volte gli basta la vista, a volte solo il pensiero. Alla donna, per eccitarsi, servono le carezze, i preliminari lunghi, e… l’Amore. Ma la donna così come si accende lentamente, lentamente si spegne: può avere orgasmi multipli, cioè ripetuti, che invece per l’uomo sono una rarità; e poi gradisce sempre di essere coccolata, abbracciata, accarezzata dopo l’amplesso. E’ da questo che capisce che all’uomo lei interessa anche dopo; che per l’uomo non è stato un semplice “sfogo sessuale”. Ed allora l’uomo che sa veramente fare all’amore; l’uomo non solo biologicamente sano sessualmente; l’uomo non “grezzo” dal lato psicosessuale che pensa solo a dare una buona prestazione, o “performance”, o alle misure del suo organo; l’uomo insomma che conosce e sa amare le donne deve imparare a fare anche i “postliminari” che, se dio vuole, possono anche diventare “preliminari” di un successivo rapporto, se dio vuole, possono anche diventare “preliminari” di un successivo rapporto.

Da “Il Gazzettino” del 17/09/2001

Un giovane, al Servizio del Gazzettino “Il Medico risponde”, mi chiede la differenza tra “omosessuale”, “transessuale”,  “travestito” ed “ermafrodita” e mi dice: “…tante persone come me si fanno confusione”.

Credo che il chiarimento di tali aspetti della sessualità possa interessare numerosi Lettori.

Per fare chiarezza dobbiamo dare delle definizioni. Sono, intanto, aspetti, manifestazioni della sessualità, alcune di origine più psicologica-psichica, altre di origine più fisica-organica, minoritaria rispetto ad una sessualità normale, intendendo per normale l’eterosessualità che attiene alla stragrande maggioranza degli individui.

Per i travestiti il discorso è diverso perché può essere un semplice gioco trasgressivo se saltuario, sporadico, privato, oppure può essere un prostituto maschio omosessuale o un transessuale che si traveste da donna per attirare gli uomini.

Gli omosessuali sono quel 5% circa degli individui che sono attratti dal proprio sesso in maniera esclusiva. I bisessuali, che sono un po’ più numerosi, sono attratti sia dal proprio sesso che dall’altro. L’omosessuale è consapevole e contento ed integrato nel suo essere uomo o donna; ma se è un uomo desidera fare sesso con altri uomini e non con le donne. Identica cosa per le omosessuali donne che si chiamano anche lesbiche.

Il transessuale invece è un individuo che “si sente in un corpo sbagliato”. Se è un uomo, si sente donna: desidera quindi accoppiarsi con un uomo, come un omosessuale, ma con la differenza, appunto, che il transessuale, sentendosi donna e non uomo, desidera anche modificare il suo corpo e diventare anche all’apparenza donna.

L’ermafrodita è, invece, un individuo che ha caratteri sessuali  interni ed esterni misti, in varia misura, da uomo e da donna. E’ impossibile o molto difficile attribuirgli il sesso di genere maschile o femminile, alla nascita. E’ una anomalia cromosomica e ormonale. Egli, di solito, da adulto, assume il ruolo sessuale in carattere con la prima educazione ricevuta, come maschio o come femmina.

Da “Il Gazzettino” del 10/09/2001

Al Servizio del Gazzettino “Il Medico risponde”, un giovane lettore di 20 anni mi chiede…

“…come mai le prostitute non baciano mai sulla bocca i loro clienti, pur facendo loro cose ben più spinte sessualmente…”.

       Caro giovane, la spiegazione di quanto mi chiedi è soprattutto psicologica: il bacio, che più essere più o meno passionale, è sempre un gesto di amore. E come l’amore, esprime affetto, tenerezza, romanticismo, oltre che desiderio e sensualità. Molti ricordano più il primo bacio che altri tipi di rapporti intimi anche ben più spinti.

Recentemente è stato scoperto – e l’autorevole rivista New Scientist ne ha dato notizia – che dal bacio la donna è in grado di riconoscere il partner ideale. Sembra sia l’odore, sia quello sensibile che quello meno sensibile ma ugualmente molto incisivo dato dai feromoni, che in ognuno di noi è specifico e determinato geneticamente e che esprime il nostro sistema immunitario, il nostro assetto di neurotrasmettitori e di ormoni.

Insomma è il nostro “pedigree” chimico che, nei baci appassionati d’amore, quelli che gli antichi chiamavano “Suavium”, viene espresso e captato dall’altro, specie dalla donna che ha recettori specifici molto sviluppati sotto tale aspetto. E’ un gesto quindi, il bacio, di grande intimità affettiva, di grande impatto emotivo tra due individui, a cui la scienza ha dato oggi anche una spiegazione.

Ci vediamo il 22 agosto.