Da “Il Gazzettino” del 15/10/1999

Una telefonata di lunedì scorso alla Rubrica “Il Medico Sessuologo risponde”, mi ha fatto venire in mente un altro caso analogo che ho avuto in cura tempo addietro. In entrambi i casi si trattava di uomini giovani, poco più che trentenni, che lamentavano disturbi sessuali se c’era coinvolgimento affettivo.

Il mio paziente era un giovane che era stato sposato, ma dopo un anno di matrimonio… “non facevo più l’amore con mia moglie perché c’era troppa amicizia, troppa tenerezza, mi sembrava di doverlo fare con mia madre, con mia sorella… ” Si è separato dalla moglie e funzionava bene solo con…” prostitute o con ragazze facili, conosciute in discoteca e che subito, o quasi, permettevano rapporti sessuali…”.

Il lettore del Gazzettino mi riferiva quasi identica storia: “Non sono sposato, ma quando ho avuto ragazze di cui ero innamorato, perdevo gradualmente la voglia sessuale…”.

Cosa si può dire di questi casi? E’ certo che la voglia sessuale nasce nell’uomo (come negli animali) da un aspetto istintivo che poco o nulla ha da spartire con la dolcezza o la tenerezza, la stima, la par condicio, il sentimento o, peggio ancora, il sentimentalismo, il romanticismo. Ma nell’uomo civile, adulto, cosiddetto normale, o che comunque riesce ad adeguarsi a ciò che è la norma, questo primordiale istinto dovrebbe stemperarsi ed anzi completarsi col sentimento, con il rispetto, con la complicità, con un rapporto psicologico e fisico paritetico; e purtuttavia dovrebbe rimanere in lui ancora la voglia di iniziare e la capacità di portare a termine l’atto sessuale. Succede però che alcuni perdono la voglia se aderiscono a questi modelli sociali.

Facile dire che sono degli istintivi, a volte dei veri e propri caratteriali. Ma potrebbero essere anche dei nevrotici che non hanno superato il complesso di Edipo e che perciò temono, inconsciamente, di compiere un incesto… “come se fosse mia madre o mia sorella…” diceva il mio paziente.

In tali casi è quanto mai opportuna una psicoterapia ad indirizzo psico-dinamico, cioè più lunga, meno focalizzata di quella puramente sessuologica, che è solitamente di tipo comportamentale-cognitiva. Perché, in tali casi, i problemi sessuologici sottendono problemi molto più complessi e più profondi.

In un’epoca come la nostra che appare anche troppo spregiudicata nei comportamenti sessuali, esistono purtuttavia ancora coppie che attuano, più o meno completa e per periodi più o meno lunghi, la castità.

Mi sovvengono alcuni di questi casi.

Coppie di soggetti oltre i cinquant’anni che… se la mettono via, anche se, essendo sani, potrebbero ancora funzionare benissimo; ma son presi da altri problemi, con pensieri sicuramente non erotici, come può darli il troppo lavoro, la troppa ambizione o le preoccupazioni per i figli, comuni a quasi tutti ma da alcuni vissute in maniera esagerata.

Ma esistono coppie di giovani che hanno poco o nulla attività sessuale. Alcuni per scelta di vita, e questi sono quasi sempre molto religiosi e praticanti; altri perché sono portati all’Amore romantico; altri per eccessiva paura – che in alcuni casi arriva alla vera e propria patofobia – di malattie sessualmente trasmissibili.

Altri ancora – specie i maschi – per un’insicurezza sulle proprie capacità sessuali. Molti sono i giovani che ho avuto in cura, che hanno magari avuto qualche episodio di disturbo erettivo o eiaculazione precoce, sicuramente psicogeno per ansia da prestazione, che poi esitano ad avere attività sessuale. Se questi hanno una ragazza che vuol loro veramente bene, questa non fa pressione per far sesso, anche perché la donna, in genere, è più portata verso l’Amore romantico, e così la coppia può restare anche molto a lungo in castità.

Direi che, a parte la “scelta di vita” tra una coppia di giovani fidanzati, degna del massimo rispetto, le altre forme di astinenza vanno attentamente valutate; specie quando c’è alla base un eccessivo timore di malattie o gravidanze non desiderate e non si vogliono prendere i dovuti accorgimenti o precauzioni. Per dirla chiara, esistono i preservativi, se si ha paura delle malattie, specie all’inizio di un rapporto con nuovi partner; esiste la pillola anticoncezionale come metodo, il più sicuro, se non si vogliono gravidanze. Non si può aver paura e nello stesso tempo non fare quello che si può fare per non averne, altrimenti vuol dire che si è già nevrotici… o lo si diventerà.

Da “Il Gazzettino” del 01/10/1999

La volta passata ho parlato dell’anorgasmia. Non vorrei aver dato l’impressione di sottovalutare il problema. Gli articoli trattati nella mia Rubrica di Sessuologia non possono essere mai esaustivi, per motivi di spazio, perciò vorrei completare il discorso.

L’anorgasmia è il più frequente disturbo sessuale femminile. Ne soffre un buon 50% delle donne. Non equivale alla frigidità che vuol dire non avere desiderio né reazioni, a volte avere addirittura avversione sessuale. Ma pur sempre l’anorgasmia è un disturbo che, se stabile, può portare la donna alla depressione o all’evitamento dei rapporti sessuali con conseguente rottura di un rapporto anche affettivamente valido.

Perciò va curata: il punto è che la stragrande maggioranza delle donne crede che i disturbi sessuali, sia loro che degli uomini, siano sempre di origine psicologica o di rapporto di coppia. Il che non è sempre vero. La maggior parte degli uomini, viceversa, crede che le cause dei loro disturbi siano sempre organiche (il che non è sempre vero). Comunque sia, gli uomini accettano e ricercano le terapie farmacologiche e le ultime efficaci terapie contro i disturbi erettivi dimostrano come questa via il più delle volte sia di grande giovamento.

Per tornare all’anorgasmia, si stanno sperimentando alcuni farmaci: l’ormone sessuale maschile a piccole dosi; l’ossitocina; il sildenafil, che in Italia sono ancora in fase di sperimentazione, mentre in altri Paesi sono già in commercio.

Esistono comunque, per l’anorgasmia, psicoterapie comportamentali-cognitiviste: in pratica tali terapie tendono a modificare il comportamento sessuale e a prendere coscienza delle proprie sensazioni. Sono molto utili perché è da capire e da tenere ben presente un concetto, mai abbastanza ribadito: il rapporto sessuale dell’uomo e della donna è biologicamente finalizzato da Madre Natura al concepimento; il concepimento può avvenire anche se la donna non ha l’orgasmo (e se l’uomo, che soffre di eiaculazione precoce, dura pochi secondi).

Perciò tali disturbi sessuali (anorgasmia nella donna ed eiaculazione precoce nell’uomo) non sarebbero neanche da considerare disturbi, né quindi da curarli se rimanessimo nel concetto biologico che l’atto sessuale serve solo al concepimento. Ma chi osserva più tale “Comandamento”? Oggi il rapporto sessuale è passato dalla finalità concezionale a quella soprattutto del piacere; e che piacere è per la donna non arrivare mai all’orgasmo o per l’uomo un piacere di appena pochi secondi? E’ proprio più la fatica del gusto. E allora bisogna curare questi disturbi sessuali, oggi giustamente considerati come tali.

Da “Il Gazzettino” del 24/09/1999

Abbastanza numerose le donne, specie le giovani, che telefonano alla Rubrica del Gazzettino “Il Medico risponde” per porre il problema del non raggiungimento dell’orgasmo (anorgasmia).

E’ da dire che l’orgasmo è il punto culminante del piacere sessuale, della durata di alcuni secondi, che nelle donne può essere anche plurimo, seguito poi da un rilassamento della tensione nervosa e sessuale e da appagamento dal rapporto avuto.

Nell’uomo l’orgasmo coincide quasi sempre con l’eiaculazione. La donna non ha eiaculazione ma ha, come l’uomo, durante l’orgasmo, contrazioni muscolari ritmiche involontarie dell’apparato sessuale; ha inoltre il massimo della vasodilatazione locale degli organi sessuali ed il massimo della lubrificazione.

A differenza dell’uomo, non avendo essa il fenomeno esterno della eiaculazione, l’orgasmo della donna può essere anche simulato e, se simulato bene, l’uomo può anche non accorgersene; ma essa sa sempre se ha o no raggiunto l’orgasmo. A tal proposito è necessaria una precisazione: a volte la donna si fa falsi miti su come dovrebbe essere l’orgasmo. Se pensa, ad esempio, che debba essere simile a “fuochi d’artificio” o a “svenimenti dal piacere”, potrà credere di non avere mai l’orgasmo. Così anche se si paragona ad altre… che raccontano di sensazioni mirabolanti. Da dire inoltre che ogni volta può non essere uguale all’altra. Il “massimo” può non essere a volte raggiunto, ma c’è tutta una gamma di piacere… degna anch’essa di essere vissuta e goduta. Non deve essere, inoltre, un obbligo raggiungere l’orgasmo sennò può proprio non essere raggiunto per un’ansia di raggiungerlo a tutti i costi.

L’orgasmo può essere scatenato sia da stimolazioni esterne (del clitoride, soprattutto), sia dal coito, cioè dalla penetrazione. Presupposto essenziale è che ci sia uno stato di eccitamento sessuale, perché è da ricordarsi sempre che l’organo sessuale più importante… è il cervello con le sue fantasie, i suoi gusti.

Da dire che l’orgasmo, comunque si scateni, sia da stimolazione superficiale, sia da penetrazione, è sempre orgasmo, cioè appagamento per avere raggiunto il massimo del piacere. Saranno anche due tipi diversi di sensazione, ma non è assolutamente da considerare di serie A solo l’orgasmo vaginale, preconcettualmente vissuto come più importante, più adulto, più maturo, mentre di serie B l’orgasmo clitorideo, come si è creduto per un certo periodo di tempo per poco comprensibili e spesso mal interpretate teorie psicanalitiche che poco o nulla hanno a che fare con la sessuologia.

A volte questi preconcetti, come il falso mito dell’orgasmo simultaneo, partono da presupposti subculturali tipo… “l’uomo deve essere penetrativo e la donna ricettiva”…

La sessualità va vissuta in maniera gioiosa, secondo i propri gusti e le proprie tendenze, senza porsi nevroticamente delle mete o dei risultati.