Da “Il Paggettino” del 19/07/2000

Gentile dottor Mercuri,
leggo sempre la sua Rubrica di Sessuologia: lei ha parlato spesso dell’eiaculazione precoce, che è il più frequente disturbo sessuale maschile. Io ho 40 anni e sono in cura da un medico sessuologo per la mia eiaculazione precoce con buoni risultati. Ma la mia compagna soffre, le fa male un rapporto lungo… non si lubrifica abbastanza… in realtà io ricordo che prima di mettermi con questa ragazza io non soffrivo di eiaculazione precoce, mentre lei ha sempre sofferto di scarsa lubrificazione…”.

Ho piacere di risponderLe sul Gazzettino, come lei mi chiede, perché in realtà esiste spesso un nesso, una relazione, tra i disturbi sessuali maschili e femminili in un rapporto di coppia.

Per venire al suo caso, è verosimile che la sua eiaculazione precoce sia stata causata dalla non buona lubrificazione della sua compagna. Può benissimo darsi che, magari inconsciamente e comunque non volontariamente, Lei abbia sin dall’inizio del vostro rapporto, attuato un comportamento rapido, che poi è diventata abitudine, proprio perché avvertiva che la sua ragazza non gradiva, non lubrificandosi a sufficienza, un lungo o semplicemente normale rapporto sessuale.

Gli psicanalisti potrebbero tirar fuori anche una interpretazione (inconscia) punitiva nei confronti dalla partner, o autopunitiva per senso di colpa nel non sapere far godere la sua compagna, ma se Lei mi segue in questa Rubrica, saprà che io non sono molto d’accordo sulle interpretazioni psicoanalitiche, in sessuologia.

I disturbi sessuali devono essere curati in tempi relativamente brevi, sia se sono del singolo, uomo o donna, sia se, come il più spesso accade, sono della coppia.

Inoltre non va mai disdegnato il lato pratico della terapia, anche farmacologica, quando serve.

In questo suo caso specifico andrebbe “messa in terapia” sessuologica anche la sua compagna. Terapia che, dopo alcuni esami clinici, potrà essere o di sola psicoterapia sessuale, o anche associata a qualche farmaco se gli esami clinici ne danno l’indicazione.

Da “Il Gazzettino” del 15/07/2000

Dottor Mercuri,

sono una signora di 54 anni, ancora piacente. Mio marito ha 60 anni. Da quando sono in menopausa, da quattro anni circa, ho perso piano piano ogni voglia di fare l’amore. Anche mio marito non dimostra più grande desiderio, forse perché si è accorto che per me è più una fatica che altro. Sento che alcune altre donne sono come me dopo la menopausa, ma altre invece continuano a fare l’amore fino a tarda età. Gradirei una sua risposta tramite la sua Rubrica sul Gazzettino.

Cara Signora,

fino a non molti anni fa la parola stessa “menopausa”, evocava un quadro piuttosto brutto per la donna e, in pratica, spesso, la fine della sua attività sessuale. D’altra parte, parlando della sessualità della donna a questa età, come a tutte le età, si deve considerare anche il suo partner che, tranne rare eccezioni, anch’egli non è più molto giovane e potrà avere qualche problema che si deve cercare di risolvere; ed anche in questo non c’è nulla di male o di sconveniente.

Durante gli anni del climaterio ed anche dopo la menopausa, il funzionamento sessuale femminile è molto variabile e dipende dallo stato psicologico della donna e dal suo rapporto con il partner.

E’ vero che in menopausa c’è una drastica caduta degli ormoni sessuali femminili che sono l’estrogeno ed il progesterone; come è vero che legati soprattutto, ma non solo, a questi mutamenti ormonali, molte donne diventano irritabili o depresse, o hanno vampate di calore e sudorazioni improvvise. Ma a parte che oggi questi squilibri endocrini possono e devono essere curati, è da dire che mentre ci sono donne che in età di menopausa riferiscono un indebolimento del desiderio sessuale, molte altre provano addirittura un aumento del desiderio erotico, sempre che ci siano situazioni adatte ed ottimali. A tal proposito è da dire che, almeno teoricamente, la libido potrebbe effettivamente aumentare nella donna in menopausa perché l’azione degli androgeni (ormoni del desiderio), non è più contrastata dagli estrogeni che, come detto, calano a picco nella menopausa.

Purtuttavia è opportuno ripristinare un certo livello di estrogeni con la terapia sostitutiva, ovviamente questa sempre controllata da un medico esperto, perché così si evitano alcuni disturbi fastidiosissimi anche per l’attività sessuale, quali la secchezza vaginale, oltre alla facilità all’osteoporosi, all’ipertensione arteriosa, alle malattie cardiovascolari.

Per concludere, cara signora, Le dico che una donna in menopausa, se gradisce ancora avere rapporti sessuali, se quindi non è depressa, se è sposata con un uomo ancora valido e col quale abbia un buon rapporto psico-affettivo, questa sessualità può essere vissuta ed agita fino ad età avanzata, con i soli limiti di buon senso, di non forzatura, di non obbligo, magari cercando l’aiuto – come potrebbe fare Lei, di una terapia adeguata.

Da “Il Gazzettino” del 13/07/2000

Un signore di quasi 60 anni mi telefona:

“Dottore, forse non ho più l’età, non è più il caso… ma io sono sposato, funziono ancora, credo, bene per la mia età, ma ho sempre avuto, sin da giovane, una “insicurezza sessuale” che mi ha portato, pur piacendomi le donne ed essendo io abbastanza simpatico, ad una “misera vita sessuale” e solo con mia moglie, incominciando tra l’altro molto tardi, sui trent’anni…”.

La telefonata di questo signore merita di essere portata su questa Rubrica perché tocca un aspetto psicologico molto importante della sessualità, specialmente di quella maschile; non si tratta di un vero e proprio disturbo, come può essere una deficienza erettiva o una eiaculazione precoce, ma di una sensazione di “insicurezza”.

Ovviamente l’insicurezza, come la timidezza, come la non fiducia in se stessi, come il pensare il peggio, in negativo piuttosto che in maniera positiva, è un aspetto psicologico della personalità che va curato, per cercare di correggerlo.

Il signore della telefonata avrebbe dovuto, sin da quando era giovane, essere aiutato in questo suo aspetto di personalità insicura. Ma quel che è da notare è che questa sua insicurezza è stata, ed è ancora, solo in campo sessuale perché, per il resto, è sempre stato un ottimista, un vincente: adesso è un abile commerciante e prima è stato un buon impiegato che ha fatto carriera. Ecco perché la psicoterapia sessuologica non può essere una generica, semplice, psicoterapia e neanche quella, tra le tante forme di psicoterapia, che è la psicoanalisi che, tra l’altro, è la più lunga. La psicoterapia sessuale deve essere una psicoterapia “mirata” al disturbo. E’ tra quelle cosiddette “brevi” e di solito è la cognitivo-comportamentale. Deve essere anche associata a “compiti a casa” da fare da soli o in coppia. Deve essere, a volte, associata a dei farmaci specifici, dopo accurati esami clinici.

Da “Il Gazzettino” del 07/07/2000

Una lettrice che si dichiara “fedelissima” della mia Rubrica di Sessuologia sul Gazzettino, mi scrive:

“…dottore, ho una grande confusione… al tempo della mia giovinezza – ho 65 anni – noi donne eravamo convinte che con un uomo riuscissimo a godere fisicamente solo se lo amavamo. Adesso molte ragazze moderne dicono che per loro, come per i ragazzi, è tutta questione di esperienza, di disinibizione, di stimoli e di tecniche erotiche… Mi dica Lei quale è la realtà”…

Cara signora,

Lei con la sua domanda che può apparire semplice, leggera, ingenua, o senza risposta, tocca invece un aspetto della sessualità femminile, complesso e difficile.

Le moderne ricerche scientifiche hanno dimostrato che sia in ambito biochimico che la fisiologico (funzionamento) ed addirittura anatomico tenendo conto dell’origine e dello sviluppo di alcuni organi sessuali, l’uomo e la donna sono molto più simili che differenti tra di loro.

Mi spiego meglio: il clitoride, ad esempio, organo sessuale femminile deputato al piacere, è molto più simile al pene di quel che non sembri alla vista. Sono fatti entrambi di tessuto cavernoso che si gonfia con l’eccitamento sessuale e reagisce allo stesso modo anche ad alcuni farmaci. Esso, si è visto ultimamente, non è più soltanto il piccolo organo che emerge all’esterno e che sembrerebbe quindi minuscolo confrontato al pene, ma è molto esteso verso l’interno. Ed anche il famoso “punto G” della donna è molto simile, per origine embrionale e per funzione di eccitamento sessuale, ad un identico punto maschile. E così anche alcuni ormoni, ad esempio il testosterone, stimolano il desiderio sessuale sia negli uomini che nelle donne. E così anche alcuni farmaci.

E fin qui ho parlato di scienza.

Ma la sessualità, per ciò che attiene il “comportamento” sessuale, è anche un fatto socio-culturale ed il mondo è cambiato molto rapidamente in questi ultimi tempi anche in tale aspetto. Io comunque credo che tutti i cambiamenti, nel lungo periodo, siano una evoluzione dell’uomo nel senso di un sempre migliore adattamento sociale, anche se alcuni periodi possono sembrare addirittura di involuzione.