Da “Il Gazzettino” del 15/03/1999

Qualche lunedì scorso ho scritto che i due più frequenti disturbi sessuologici sono, nell’uomo, la eiaculazione precoce (E.p.) e nella donna l’anorgasmia, cioè l’impossibilità o difficoltà a raggiungere l’orgasmo.

Dicevo di essere tolleranti, dolci, pazienti, nel rapporto sessuale con chi ha tali difficoltà; i rimproveri, la rabbia, le allusioni, i confronti, peggiorano la situazione.

Ma sia ben chiaro che spesso tali riguardi, sempre doverosi perché attengono alla delicatezza d’animo, all’educazione e al sentimento verso il partner – sentimento che si auspica ci sia sempre, in ogni rapporto sessuale – non bastano a risolvere i problemi. Diverse volte ho scritto sull’E.p. e anche sui disturbi dell’orgasmo femminile, ma dato che – come ho detto – sono i disturbi sessuali più frequenti, è il caso di ritornarci su.

Riassumerò alcuni concetti sull’E.p. in questo articolo e nel successivo ritornerò sul disturbi dell’orgasmo femminile.

L’E.p. è stata definita in vari criteri e parametri: è E.p. senz’altro quella che avviene ante-portam, quindi addirittura prima della penetrazione. Ma si definisce E.p. anche quella che avviene dopo pochi minuti (uno, due, comunque meno di cinque) dalla penetrazione. Ma considerando solo i tempi, la diagnosi può essere insufficiente, imprecisa; è più completa se c’è un paragone con i tempi dell’orgasmo femminile. Ma anche qui non vale se la donna è anorgasmica o troppo lunga (il tempo medio per una donna è sui dieci minuti).

La terapia per l’E.p. è raramente di tipo chirurgico-urologico; questa potrebbe essere indicata solo se c’è una marcata fimosi, o un pene ricurvo al punto da creare problemi.

A volte servono dei farmaci, a ognuno il suo, che possono essere tranquillanti o antidepressivi, specie i più recenti serotoninergici.

Il più spesso serve una psicoterapia di tipo sessuologico, per lo più di tipo cognitivo-comportamentale.

Servono anche gli esercizi, “le mansioni” di terapia sessuale che vanno da quelle codificate da Semans a quelle più complete suggerite da Helen Kaplan.

E’ dalla scelta e spesso dalla integrazione di tali terapie che si può avere un buon numero di successi in tale disturbo sessuale.

Da “Il Gazzettino” del 08/03/1999

Una ragazza di 27 anni mi telefona alla rubrica del Gazzettino “Il Medico risponde” e mi dice di avere il fidanzato da due anni e che da circa un anno ha rapporti sessuali, i primi e gli unici per lei.

Dice che il suo fidanzato, più esperto di lei per avere già avuto altre relazioni, le fa capire che le altre avevano un orgasmo più… sconvolgente. Dice anche che una sua amica le descrive sensazioni
che a lei non sembra di provare.

Ho risposto con alcune osservazioni che reputo interessino parecchie donne, specie se ragazze alle prime esperienze.

Primo: mentre negli uomini l’orgasmo è quasi per tutti abbastanza simile e coincide nella maggior parte dei casi con l’eiaculazione, quindi con un segno chiaro e visibile, per le donne non ci sono
segni patognomonici, cioè specifici, ma tanti segni, che possono essere più o meno presenti, più o meno intensi.

Diciamone alcuni: la lubrificazione più abbondante; il gonfiore degli organi genitali; le contrazioni involontarie dei muscoli della vagina, dell’utero, del pavimento pelvico; un rossore diffuso
soprattutto al seno; un inturgidimento dei capezzoli; la respirazione affannosa con gemiti più o meno intensi; l’irrigidimento del muscoli delle gambe e un po’ di tutto il corpo, e poi un rilassamento e un senso di benessere; poi, alcune donne sono pronte, quasi subito, a ricominciare; altre, come la maggior parte degli uomini, desiderano avere un periodo più lungo, ore o giorni, di meritato riposo.

Ma soprattutto, più per le donne, ma anche per molti uomini, l’orgasmo è la “sensazione del massimo piacere” e, come tutte le “sensazioni” …ognuno ha le sue.

Si pensa alle ferie, in questo periodo soprattutto.

Noi siamo tra i primi posti come fruitori del cosiddetto ” turismo sessuale”.

Cuba e dintorni sono le mete preferite: c’è povertà in questi magnifici posti; c’è la speranza di una vita migliore da parte di molte – peraltro bellissime – ragazze del luogo col sogno a volte anche di sposare un italiano e venire a vivere in Italia.

Altra meta ambita è la Thailandia, dove esiste anche una notevole e facile offerta di prostituzione minorile, al confine con la pedofilia.

A parte il lato morale della faccenda, il cui aspetto più grave è il considerare “l’altro” un oggetto di piacere e non una persona libera e partecipante ad un piacere reciproco, esistono anche i rischi di contrarre malattie a trasmissione sessuale la più temibile delle quali è l’AIDS, a cui seguono per gravità la sifilide, la blenorragia, l’ulcera venerea, il linfogranuloma, l’erpes genitale, ecc.

D’obbligo, il preservativo, sempre, per qualsiasi tipo di rapporto.

L’aspetto psicologico di chi ne usufruisce è, come per ogni forma di prostituzione, il concetto di mercificazione, di consumismo, di uno degli aspetti più belli della vita, che è il rapporto sessuale, se inserito in un più ampio rapporto umano – se anche non di Amore, che comunque sarebbe il massimo – ma almeno di attrazione, di simpatia, di partecipazione reciproca.

E più ancora che nelle altre forme di prostituzione, nel turismo sessuale vengono fatte “abbuffate di sesso” in un breve periodo per rimanere magari poi in astinenza per un lungo periodo, con l’unica previsione di un altro “tour de force”; ed anche ciò nuoce alla salute psichica e fisica.

Da “Il Gazzettino” del 01/03/1999

Tra le tante problematiche che mi pongono i lettori del Gazzettino attraverso la rubrica “Il medico risponde” e che mi pongono i miei pazienti, nell’ambito della sessuologia e dell’andrologia, i più frequenti disturbi risultano essere quelli riguardanti, nell’uomo la eiaculazione precoce e nella donna la difficoltà di raggiungere l’orgasmo. In realtà risulta dalla letteratura e dalla mia stessa pratica, che l’uomo in media dura 5-6 minuti dal momento della penetrazione a quello dell’eiaculazione, mentre la donna, sempre mediamente, raggiunge l’orgasmo dopo 10/15 minuti.

La eiaculazione precoce sulla quale ho già scritto in questa rubrica, è quando l’uomo dura meno del tempo medio suddetto; e l’orgasmo ritardato della donna è quando la donna ci mette
di più 10·15 minuti. È chiaro che in tali situazioni si deve intervenire e cercare di rendere l’uomo più lento e la donna più rapida.

I rimedi sono di solito di tipo psicoterapeutico-sessuale, con esercizi di focalizzazione sensoriale (psicoterapia cognitiva comportamentale). A volte sono necessari anche dei farmaci.

Ma al di là di tali aspetti medici, mi preme dire una cosa importante. Spesso la donna rimprovera l’uomo troppo veloce di egoismo e a volte matura una vera e propria rabbia contro di lui; io penso che sono veramente rari gli uomini che, se potessero, non durerebbero più a lungo, anche perché un conto è il piacere di un rapporto che duri un minuto, un altro conto è che duri 15/20 minuti. Quindi non è questione di egoismo, ma di disturbo, che va curato.

Così è anche vero che a volte l’uomo si stufa, a volte si arrabbia, se la donna è troppo lunga. Ma anche questo è fuori luogo, perché anche qui credo siano poche le donne che per dispetto non arrivano all’orgasmo in tempi ragionevoli.

Anche per loro, se questo succede, è un disturbo; può essere un’assenza di desiderio o una distrazione da ciò che si sta facendo.

In conclusione, con i rimproveri, con la rabbia, con i mugugni, con le allusioni, non si risolve nulla.

Da “Il Gazzettino” del 22/02/1999

Una lettrice del Gazzettino mi telefona dicendomi che ha due figlie, una di 21 anni, che ha il “moroso” ed un’altra di 17.

Mi chiede se e come e quando si dovrebbe parlare di problemi legati al sesso con le figlie, anche perché la grande sfugge questi argomenti, dicendole che il suo fidanzato la rispetta, e la più giovane ci scherza su e dice alla madre di non preoccuparsi. Peraltro molti giovani si lamentano di un “silenzio sessuale” in famiglia, ma più che altro di un clima sessuofobico.

Azzardiamo qualche osservazione e qualche consiglio.

L’educazione sessuale, più che informazione, deve essere… un clima di libertà e di apertura che si respira il famiglia, a cominciare sin dalla più tenera età. L’informazione, in tale contesto, verrà più tardi, verrà fatta quando i figli la richiederanno in maniera più o meno esplicita e le parole scelte andranno adattate all’età, alla cultura, al carattere del ragazzi. Ma la famiglia sarà capace di questo se, a sua volta, è preparata e matura anche in questo aspetto importantissimo per lo sviluppo e la maturazione non solo sessuale, ma anche sentimentale-affettiva dei figli. Ecco perché, secondo me, l’educazione sessuale andrebbe fatta ai genitori, già quando hanno i figli alle elementari, coinvolgendo anche gli insegnanti.

Al liceo ed all’Università, poi, ci dovrebbero essere Consultori di sessuologia, di andrologia, ginecologia, e di altre branche specialistiche della medicina.

Anche il sistema sanitario pubblico dovrebbe istituire dei centri di consulenza sessuologica, Come anche deve essere lasciato spazio e modo di esercitare la libera professione di questa importantissima branca della medicina.

Ma da parte di chi andrebbero fatte l’educazione e le eventuali terapie sessuali? Ovviamente, e non perché lo lo sono, da un medico esperto in sessuologia, per specifici studi e per specifica pratica professionale. Il medico sessuologo è il professionista in grado di coordinare la complessa fase della diagnosi dei disturbi del comportamento sessuale degli uomini e delle donne, per poi indirizzare il paziente verso le terapie più adatte per lui, sapendo scegliere tra farmaci e/o psicoterapia specifica sessuale. Egli deve essere, inoltre, libero il più possibile da ideologie.

Da “Il Gazzettino” del 11/01/1999

Continuando il discorso della settimana scorsa sulla “necessità”, per il medico sessuologo, di esser libero da ideologie o da credi religiosi o da pregiudizi, ciò potrebbe sembrare cosa ovvia, e per tutte le professioni. Mi sovvengono, tra i vari casi trattati, due che mi sembrano adatti a capire ciò di cui parliamo.

Uno era un giovane omosessuale. Mi racconta di sé, di un comportamento fortemente trasgressivo, con frequenti cambi e scambi di partner con frequentazione di luoghi particolari. Ma dà un’interpretazione della sua omosessualità alla quale non credo affatto… “… ho cominciato ad andare con gli uomini perché avevo timore che con le donne non avrei avuto l’erezione… vorrei
provare il Viagra…”.

Il suo desiderio sessuale è da sempre stato per gli uomini, con i quali la sua sessualità funziona bene. In successivi colloqui egli mi confessò che avrebbe voluto provare il Viagra per potenziare le “sue” prestazioni. Ovviamente non gli prescrissi il Viagra. Ma non perché egli fosse un omosessuale, ma perché il Viagra è un farmaco che non potenzia un bel niente, e che serve solo nei disturbi dell’erezione. Se egli li avesse avuti glielo avrei prescritto, dopo i doverosi esami clinici.

L’altro caso è un signore “in età” che viene nel mio studio con una bella e giovane donna orientale. Mi racconta della sua travagliata ma anche avventurosa vita, soprattutto sentimentale. Mi dice… “da circa un anno vivo con questa ragazza, ci amiamo, vorremmo avere anche un figlio… ma vorrei fare degli esami, anche l’erezione non è più perfetta”.

All’amore di cui mi parla, soprattutto alla reciprocità, ci credo con qualche riserva. Eppure io credo all’amore reciproco anche con forti differenze d’età; ma difficilmente in certi contesti, come in questo caso, dove le ragazze si vanno a prendere, quasi a comprare in Paesi poveri e lontani. Forse, da parte della ragazza ci potrà essere riconoscenza per averla egli tolta dalla miseria o dalla strada. Forse lui scambia l’attrazione sessuale per amore… ma questo è già più difficile a chiarire.

Ma, è questo il punto, tutte queste considerazioni che come uomo posso ben fare, come medico sessuologo non devono interferire, altrimenti mi trasformerei in sociologo o in moralista. E con quale diritto o autorità o competenza specifica? E poi lo fanno in tanti a discettare su quasi tutto… e “a taha tabari”!

Faccio fare i dovuti accertamenti clinici e prescrivo i farmaci adatti a lui.