Viagra: quando non serve e quando si può dare

Viagra: quando non serve e quando si può dare

Da “Il Gazzettino” del 11/01/1999

Continuando il discorso della settimana scorsa sulla “necessità”, per il medico sessuologo, di esser libero da ideologie o da credi religiosi o da pregiudizi, ciò potrebbe sembrare cosa ovvia, e per tutte le professioni. Mi sovvengono, tra i vari casi trattati, due che mi sembrano adatti a capire ciò di cui parliamo.

Uno era un giovane omosessuale. Mi racconta di sé, di un comportamento fortemente trasgressivo, con frequenti cambi e scambi di partner con frequentazione di luoghi particolari. Ma dà un’interpretazione della sua omosessualità alla quale non credo affatto… “… ho cominciato ad andare con gli uomini perché avevo timore che con le donne non avrei avuto l’erezione… vorrei
provare il Viagra…”.

Il suo desiderio sessuale è da sempre stato per gli uomini, con i quali la sua sessualità funziona bene. In successivi colloqui egli mi confessò che avrebbe voluto provare il Viagra per potenziare le “sue” prestazioni. Ovviamente non gli prescrissi il Viagra. Ma non perché egli fosse un omosessuale, ma perché il Viagra è un farmaco che non potenzia un bel niente, e che serve solo nei disturbi dell’erezione. Se egli li avesse avuti glielo avrei prescritto, dopo i doverosi esami clinici.

L’altro caso è un signore “in età” che viene nel mio studio con una bella e giovane donna orientale. Mi racconta della sua travagliata ma anche avventurosa vita, soprattutto sentimentale. Mi dice… “da circa un anno vivo con questa ragazza, ci amiamo, vorremmo avere anche un figlio… ma vorrei fare degli esami, anche l’erezione non è più perfetta”.

All’amore di cui mi parla, soprattutto alla reciprocità, ci credo con qualche riserva. Eppure io credo all’amore reciproco anche con forti differenze d’età; ma difficilmente in certi contesti, come in questo caso, dove le ragazze si vanno a prendere, quasi a comprare in Paesi poveri e lontani. Forse, da parte della ragazza ci potrà essere riconoscenza per averla egli tolta dalla miseria o dalla strada. Forse lui scambia l’attrazione sessuale per amore… ma questo è già più difficile a chiarire.

Ma, è questo il punto, tutte queste considerazioni che come uomo posso ben fare, come medico sessuologo non devono interferire, altrimenti mi trasformerei in sociologo o in moralista. E con quale diritto o autorità o competenza specifica? E poi lo fanno in tanti a discettare su quasi tutto… e “a taha tabari”!

Faccio fare i dovuti accertamenti clinici e prescrivo i farmaci adatti a lui.