Sposarsi o restare “Single”? E’ il dilemma degli anni Duemila, anche se una regola ancora non esiste. Ma sono molti i lettori che vogliono sapere dal sessuologo qual’è la condizione migliore.

Lunedì scorso ho parlato dei single. Oggi parlo degli “sposati”. Anche questi, come ho dello per i “single” possono essere talio “per scelta” o per “destino” o “per nevrosi”.

Per “scelta”, come per i single, gli “accoppiati” possono essere felici o infelici, realizzati o no; comunque, il denominatore comune è che è stata una loro libera e consapevole scelta di vita.

Per “destino”… può capitare, per vari motivi; ognuno potrà pensare ai suoi.

Per “nevrosi”: ho sentito dire da un quarantenne, mio paziente nevrotico che, dato chi gli era morta la mamma, doveva pur trovare qualcuna che lo accudisse. Ho sentito dire da una mia paziente che da sola, dato che lavorava, non poteva riuscire a far tutto il resto… andare a pagare le tasse… le bollette… se poi si fosse ammalata… e poi da vecchia… e poi se entravano i ladri in casa… e quindi avrebbe dovuto trovare marito. E tanti altri casi con motivazioni di fobie, di insicurezze nevrotiche.

Conclusione: sposarsi o non sposarsi? E lo stesso, basta che sia una scelta, non una paura o un calcolo.

E se ci si sposa, quanto può durare? E che cosa può servire per farlo durare a lungo? Ne parlerò la prossima volta.

Viviamo in un’epoca di comunicazione e, nel contempo di incomunicabilità. Specie le grandi città sono piene di nubili, celibi, separati, divorziati, vedovi. Sono i “Single”: vivono soli, abitano in
minialloggi e residence, per lo più ubicati vicino ai servizi più richiesti, come self-service, supermercati, lavanderie, cinema. Negli Stati Uniti i single sono un nono della popolazione, con un forte incremento negli ultimi anni: ed anche in Oriente, a Tokio, per esempio.

I single “per scelta” sono persone psicologicamente adulte, esenti da conflittualità patologica che, almeno per un certo tempo, non desiderano impegnarsi nella convivenza o nel matrimonio o nell’avere dei figli. Possono però avere una relazione affettiva ed anche sessuale. Alcuni vivono magari soli durante i giorni lavorativi e tornano in famiglia durante i fine settimana.

Non sempre e non da tutti sono giudicati in maniera realistica: alcuni li invidiano perchè, beati loro, possono fare quello che vogliono, altri li considerano problematici, egoisti, acidi, bisbetici. Ma i “single per scelta” sono, quando accoppiati sereni o inquieti, contenti di sé o insoddisfatti.

La “slngleness” è spesso un periodo, di solito dai 18 ai 30 anni, di piacevole transazione. Si ha maggiore libertà di azione nel campa del lavoro, del divertimento, del tempo libero, che poi esita in
una comune convivenza o matrimonio. Il single per scelta, insomma, non è un soggetto disturbato nell’affettività e non ha alcuna preclusione nei confronti della convivenza o del matrimonio: aspetta da solo, se viene, la persona giusta.

Single per “destino”: vedovi, coniugi abbandonati specie se anziani, carcerati, emigrati, questi a volte, si lasciano andare, perdono il coraggio, la voglia di vivere, se non riescono a metabolizzare il dolore.

Single per “nevrosi’: sono quelli incapaci di vivere una intimità amorosa, di formare una famiglia, di mantenere il ritmo affettivo di una coppia stabile. Il più delle volte hanno avuto rapporti negativi con la famiglia di origine, ad esempio con una madre invadente. Sono persone spesso depresse, stressate, succubi del lavoro nel quale cercano il successo come forma di compenso. A
volte si “viziano” facendosi degli inutili regali per un continuo bisogno di trattarsi bene. Non sono mai sereni, si lamentano di non avere affetti familiari, né veri amici: hanno l’angoscia del giorni festivi, dove maggiormente patiscono la solitudine affettiva e sessuale. I single nevrotici sono spesso disponibili a una relazione ma, per cosi dire, non hanno le “carte in regola” dal punto di vista psico-affettivo. Anche se la loro immaturità li ammanta di vittimismo, la “colpa è sempre degli altri”, spesso restano soli perchè sono persone poco gradevoli, sono egocentrici e restano soli perchè gli altri non li gradiscono. A volte questi soggetti vanno verso gli altri per prendere e non per dare ed è questo che fa allontanare gli altri, spesso anche i parenti. In altri casi i single nevrotici hanno paura dell’impegno affettivo che la convivenza o il matrimonio comportano; altre volte il restar solo può essere una reazione paranoica e di superiorità, altre volte c’è un esagerato narcisismo, altre volte ci sono del veri e propri aspetti omosessuali.

da “Il Gazzettino” del 09/11/1998

Tra le vane telefonate ricevute al servizio del Gazzettino “il Medico risponde” mi ha colpito quella di una giovane signora sposata da circa sei anni che mi ha detto di essere “sconvolta” dall’avere scoperto che il marito, ogni tanto, si masturba: “…non credo sia una cosa normale… adesso che siamo sposati e possiamo fare all’amore quando vogliamo…”.

Ovviamente rassicuro la signora, ma il caso mi sembra interessante per essere, seppur brevemente, trattato da questa rubrica di Sessuologia.

Secondo serie statistiche sessuologiche (Rapporto Asper), dopo l’adolescenza, la masturbazione è presente nell’87% degli uomini e nell’85% delle donne, con varia frequenza. Questa percentuale ed anche la frequenza scendono a circa la metà nelle coppie che pure hanno soddisfacenti rapporti sessuali. Nelle coppie la masturbazione può essere reciproca o solitaria. E’ quest’ultima che preoccupava la signora della telefonata.

L’autoerotismo in realtà è qualcosa di diverso e di non proprio sovrapponibile alla sessualità a due, anche se entrambi gli atti sono finalizzati al piacere ed esitano nell’orgasmo e, nell’uomo, anche
nella eiaculazione. Ma, comunque, sia ben chiaro che la masturbazione non è né un vizio, né una malattia; né provoca malattie a meno che uno non sia ossessionato… allora la malattia ce l’ha
già, non è causata dalla masturbazione. Chiaro che la masturbazione non deve però diventare un’alternativa stabile o preminente alla sessualità di coppia.

La persona che scopre che li partner ogni tanto si masturba non deve avere la sensazione di sentirsi “estromessa”, quasi inutile perché momentaneamente non utilizzata dal partner, nè deve
credere di non essere in grado di soddisfarlo completamente. Anche nella vita sessuale di coppia è “fisiologico”, cioè normale, che ci siano momenti, situazioni non sempre condivisibili: alcune
fantasie sessuali, per esempio, più facilmente e più frequentemente presenti nella masturbazione, non è sempre opportuno condividerle.

L’amore è un sentimento complesso. L’hanno descritto i poeti, gli scrittori e gli artisti. L’amore si può dire che nasce da un sogno, magari da una illusione. Ma si nutre di realtà: ci vogliono le parole per dirlo; i gesti per offrirlo, l’intimità e la complicità per alimentarlo. A volte lo si confonde con l’attrazione sessuale che è necessaria ma non sufficiente; a volte lo si confonde con l’amicizia, con la simpatia, col voler bene, con la stima, tutte cose necessarie ma, da sole, non sufficienti. A volte non si è… saggi: si vorrebbe sempre che ci fosse uno stato amoroso passionale, che di solito c’è nei primi tempi dell’innamoramento, dell’infatuazione, ma poi cala ed è ineluttabile che sia cosi.

Ci sono degli amori patologici, possessivi o interessati, o narcisistici.

A parte le vere e proprie patologie psichiche (che di solito fanno si che l’amore neanche nasca), gli amori patologici derivano il più delle volte da una immaturità psicoaffettiva che trae origine quasi sempre dall’ambiente familiare: il bambino, l’adolescente non è accettato per quel che è; nasce in lui una disistima, non si vuol bene, non riesce a voler bene in senso adulto, ma accetta l’altro… o non vuole più soffrire e diventa egocentrico, egoista… o non si abbandona, non si apre…

Ma per tornare alla normalità, per semplicità espositiva potremo dire che esistono due tipi di Amore: l’amore-passione e l’amore-fusione; due modi di vivere il più potente del sentimenti umani.

Il primo è più frequente (e consono) nelle persone passionali un po’ in tutto; nature istintive, dinamiche, pronte a rischiare. La passione, quando accade, val la pena di viverla, di permettersi di agirla…ci si potrebbe anche ammalare; è come un bisogno imperioso che “solo quella persona” si è convinti possa  soddisfare: si chiama. anche “colpo di fulmine”. E’ data, per gli studiosi della biochimica dei sentimenti, da una tempesta ormonale e di neurotrasmettitori; col tempo – alcuni mesi, qualche anno, a seconda – questa “tempesta” passa, deve passare, perché il cervello non potrebbe più a lungo reggere uno stato di eccitazione cosi forte; La “pheniletilammina”, eccitante (una anfetamina naturale prodotta dal nostro cervello), cede il passo alla endorfina, calmante (morfina naturale, anche questa prodotta dal nostro cervello).

A questo punto, o finisce tutto, o si sviluppa il sentimento d’Amore, in cui la stima, la fiducia, il rispetto, l’amicizia, la complicità, suppliscono al calo della passione; serve però che questa non scompaia del tutto; altrimenti… addio sesso e per ciò serve molto recuperare i ricordi della passione, non trascurarsi neanche dal lato fisico, cercare di essere al meglio, corteggiarsi ancora.

L’amore-fusione manca del “colpo di fulmine”, si forma gradualmente; “parte con la prima”: si rimane lucidi, ci si domanda se ne vale la pena, ci si conosce a lungo; magari si passa prima per l’amicizia: forse questo secondo tipo di amore dura più a lungo … chi va piano arriva più lontano… E’ amore anche questo, che succede e che è adatto a persone calme, ponderate, analitiche.