Da “Il Gazzettino” del 06/08/2001

Gentile dottor Mercuri,
sono una ragazza di 24 anni, ho avuto per cinque anni un ragazzo col quale ho iniziato a fare sesso completo. Prima ho fatto “petting” con alcuni ragazzi. Adesso vivo una storia di amore molto coinvolgente sia sotto il profilo psicologico-affettivo che sessuale. Le chiedo, dato che questo è il mio caso, se le fantasie durante il rapporto sessuale fanno bene all’amore e quando queste si possono considerare ossessive- patologiche. Usare l’immaginario è sintomo che il partner ci piace poco?

Gentile Signorina,

ho già scritto su questa Rubrica sulle fantasie sessuali sia degli uomini che delle donne, ma Le rispondo volentieri.

Il sesso di per sé sarebbe ben povera cosa senza il desiderio, le aspettative e quindi le fantasie erotiche che sono il serbatoio inesauribile di emozioni e suggestioni. Le fantasie erotiche sono sempre esistite e ne sono testimonianza le rappresentazioni visive e letterarie; in verità, queste esprimono soprattutto le fantasie maschili, dato che fino a una cinquantina di anni fa le donne venivano considerate prive di fantasie sessuali e a volte anche prive di sessualità; figurarsi quindi se le donne si esprimevano in tali ambiti con arti visive o letterarie. E le donne, che ovviamente invece avevano le loro fantasie erotiche, credevano di essere un po’ perverse e si ponevano i dubbi che un po’ esprime Lei.

Stia tranquilla e si goda, oggi che per fortuna soprattutto di voi donne il modo di pensare e di agire la sessualità è cambiato, le sue fantasie erotiche. Esse sono il “carburante” per “un motore” che ovviamente deve funzionare bene: il motore è il suo apparato sessuale, inteso come l’insieme di organi sessuali, di ormoni, di neurotrasmettitori. Ed in più ci vuole, per rimanere nel paragone, un bravo e simpatico “autista” e se questo è l’uomo che si ama il viaggio è più piacevole, indubbiamente.

Sulle fantasie sessuali femminili ottimi sono due libri-inchiesta di Nancy Friday, “Il mio giardino segreto” e “Donne sopra”; e per quelle degli uomini il libro di Bob Berkowitz “I sogni segreti dei maschi”.

Da “Il Gazzettino” del 30/07/2001

Una ragazza di 19 anni mi chiede se è vero quello che sente dire a volte dai suoi coetanei, maschi e  femmine, e cioè che si può “venire bene o venire male”, intendendo per “venire”, l’orgasmo.

Rispondo dicendo intanto che, a parte il linguaggio dei giovani, che a volte è un gergo anche molto simpatico, diretto, simbolico, per “venire” si dovrebbe intendere l’eiaculazione, il venire fuori, che è solo dell’uomo e non della donna. Ma l’importante è intendersi:  nel linguaggio comune, non scientifico, si vuol significare l’orgasmo che sia per l’uomo che per la donna è la sensazione del massimo piacere. Sembrerebbe che una sensazione di “massimo piacere” debba sempre e comunque essere un “venire bene”. Ma, dato che i linguaggi, specie i gergali specifici o dialettali sono sì magari imprecisi scientificamente, ma esprimono sempre qualcosa, cerchiamo di farlo.

Evidentemente, col termine “venire male” si intende una sensazione “solo in parte” piacevole: magari solo fisica, come risposta ad uno stimolo, per fare un esempio come uno starnuto che avviene ed è anche liberatorio e quindi in parte piacevole, se qualcosa stimola la mucosa nasale; oppure, sempre piacevole e liberatoria ma meno di altre volte sia con lo stesso partner o in paragone ad altri partner; oppure una sensazione piacevole anche, ma minore delle aspettative o dei miti che alcuni si fanno sull’orgasmo.

Quindi, riflettendoci, non è solo importante finire o “venire”. Questo sarà importante, anzi indispensabile per procreare, ma il versante del “piacere” coinvolge sia il corpo con le sue reazioni, sia la psiche con la sua intensità passionale, ed appagamento finale. Ed è questo  l’orgasmo, il “venire bene”.

Da “Il Gazzettino” del 23/07/2001

Sul dubbio adombrato da una signora che “i farmaci per il sesso” possano favorire oltre che le “infedeltà”, anche le “perversioni”, ho risposto la settimana scorsa sulla infedeltà e adesso rispondo sulle perversioni.

Delle perversioni o parafilie con termine moderno, ho parlato ancora in questa Rubrica.

Sono da differenziarsi dalle semplici trasgressioni per alcune caratteristiche: “necessità” dell’agirle per poter avere l’eccitamento e l’appagamento sessuale, fissità, manierismi, ripetitività quasi ossessiva dei rituali; per certe perversioni mancanza di rispetto e comunque di coinvolgimento reciproco della coppia; a volte erotizzazione dell’odio piuttosto che dell’amore.

Spesso, nelle perversioni sessuali c’è una immaturità sessuale ed a volte può esserci una insufficienza di sessualità, nel senso di una accensione difettosa o di una stentata espressione e conclusione del rapporto sessuale. Quindi, un farmaco che dia o che ridia una sicurezza sessuale, non solo non può favorire una perversione, ma si può ipotizzare che la possa anche attenuare, in quanto rende meno “necessitante” l’agirla.

Comunque, le perversioni sono aspetti o francamente psicopatologici o comunque caratteriali che nulla hanno a che fare con una sessualità normale, piena, magari con un pizzico di “trasgressività” che è il sale ed il pepe della sessualità umana.

I “farmaci per il sesso” devono essere prescritti dal medico perfezionato nei disturbi sessuali, quando questi esistono, ed essi sono in tal caso benemeriti nel ripristinare una pienezza di sessualità umana normale.

Da “Il Gazzettino” del 16/07/2001

Una signora  di 48 anni mi scrive tramite Il Gazzettino e mi chiede se…

“tutti questi farmaci che gli uomini prendono per il sesso” possano favorire i tradimenti e le avventure e se… anche possano “favorire le perversioni”.

Gentile Signora,

intanto, mi scusi, ma mi sembra che Lei abbia una visione distorta della situazione di “tutti questi uomini che prendono farmaci per il sesso…”.

Io sono convinto  che i  due-tre ottimi ed efficaci farmaci per il sesso, quando questo funziona male, e cioè le prostaglandine per uso iniettivo intracavernoso ed il Sildenafil (Viagra), ai quali da pochi giorni se ne è aggiunto un altro, l’apomorfina, siano prescritti da medici perfezionati in disturbi sessuali, cioè medici andrologi e sessuologi scrupolosi che, prima di prescriverli, fanno una diagnosi corretta e propongono alcuni esami per escludere le controindicazioni.

“I tradimenti e le avventure” sia degli uomini che delle donne ci sono sempre stati e dipendono dagli individui, da come uno si pone rispetto a certi valori a cui può o meno aderire, oppure da alcune situazioni psicologiche o del singolo o della relazione di coppia ed anche dipendono dai contesti sociali più o meno permissivi.

Chi pensasse che l’efficienza sessuale ritrovata con i farmaci possa essere la causa o comunque favorire i tradimenti o le avventure sessuali, vuol dire che pensa anche alla fedeltà non come virtù della persona, ma come “impossibilità di peccare”. E’ come se si pensasse che ridando le mani ad un monco si possa favorire che egli diventi un ladro, o che dando l’avvenenza ad una donna brutta ella diventi una p …oco seria.

Lo spazio a disposizione non mi consente di rispondere all’altra domanda che comunque sarà il tema del prossimo articolo.