Le tappe della sessualità
Da “Il Gazzettino” del 21/05/2001
Una domanda postami tramite il Servizio del Gazzettino “Il Sessuologo risponde”, credo meriti di essere riportata in questa Rubrica settimanale.
Una giovane mamma mi dice di avere scoperto che il suo bambino di 5 anni “giocava al dottore” con una sua compagna di pari età. Mi riferisce che lei è “molto preoccupata”, ma ha fatto finta di non vedere. Mi chiede come dovrà comportarsi per evitare “cose più gravi”.
Mi sono sentito, così, in diretta per telefono, di dirle di non preoccuparsi più di tanto.
Le tappe della sessualità, molto schematicamente si possono così individuare. Le prime sensazioni piacevoli si può ipotizzare che il bambino le viva già nel ventre materno; poi i primi tempi dopo la nascita le sensazioni piacevoli sono l’essere accudito, accarezzato, abbracciato e possibilmente nutrito al seno. I primi anni ci sono le esplorazioni da parte del bambino, toccandosi il corpo, genitali compresi. In età prescolare poi, per un bisogno di conoscersi anche nelle differenze tra maschi e femmine si “gioca al dottore”, ci si spia mentre si fa pipì, ci si confronta col proprio e con l’altro sesso.
Con la pubertà poi si comincia a sperimentare il piacere sessuale, di solito con l’autoerotismo, più i maschi che le femmine. Iniziano le fantasie ed i desideri sessuali. Iniziano anche le prime relazioni amorose che sono intense, idealizzate, di solito brevi. E poi c’è il primo bacio con sensazioni emotive e fisiche. Il “petting” è un modo per scoprire parti del corpo e gesti che provocano piacere a se stessi ed al partner e che portano, chi prima e chi dopo, ma mediamente sui 16-18 anni, al “grande momento”, alla prima volta del rapporto sessuale completo. Quindi queste tappe devono essere dai genitori capite e vissute come naturali e normali e non inibite o fatte vivere dai loro figli con senso del peccato o con paure fuori luogo e fuori tempo.
Clima psicologico quindi aperto e sereno, attento alle deviazioni ed alle esagerazioni, ma senza vedere peccato o malattia o devianza dove non c’è. Ricordandoci sempre, noi genitori, anche le nostre tappe sessuali, i nostri timori, le nostre angosce sessuali e facendo eventualmente una revisione critica di come noi siamo stati sessualmente diseducati o mal capiti, o il più spesso ignorati, dai nostri genitori in un contesto sessuofobico espressione di altri tempi.