Infertilità e sessualità

Infertilità e sessualità

Da “Il Gazzettino” del 13/02/2001

Egregio dottor Mercuri,
sono una giovane moglie di 32 anni. Mio marito, ricercatore universitario di 37 anni, non può avere figli per una forma di infertilità. Dispiace a tutti e due ma, insomma, o ci si rassegna o si possono adottare. Siamo sposati da tre anni; i medici non ci hanno dato speranze neanche con metodi di fecondazione artificiale.
Ma il motivo per cui le scrivo è che mio marito, da quando ha saputo di questa sua infertilità, non ha quasi più desiderio sessuale. Credo sia depresso, ma lui dice di no, continua il suo lavoro all’Università, abbiamo amici… La prego, mi dia un consiglio.

Gentile Signora,

le conseguenze psicologiche della infertilità, anche quelle psico-sessuali, sono abbastanza frequenti; sono di solito più sentite dal partner “responsabile”; egli è ferito nella sua identità sessuale dalla incapacità di procreare e può sviluppare una reazione depressiva con temi di autosvalutazione oppure una difficoltà di funzionamento sessuale. Più è fragile la sua identità sessuale, più la sua sicurezza sessuale ne risente, specie nell’uomo, nonostante che in lui, più che nella donna, la finalità riproduttiva del rapporto sia andata affievolendosi nel corso della evoluzione; a livello inconscio, il rapporto sessuale e la, anche solo potenziale, capacità procreativa, costituiscono ancora oggi la conferma della sua identità e sicurezza sessuale.

Certo, vale tanto ad attenuare o ad aggravare questa sofferenza, l’atteggiamento del partner “non responsabile”, cioè nel caso specifico, il Suo. Come anche è importante il contesto sociale, gli amici, i parenti che magari hanno dei figli; ed anche l’atteggiamento dei Vostri rispettivi genitori, che non raramente sono desiderosi di avere un nipotino. A volte, in tali contrasti e situazioni, la relazione di coppia viene messa in discussione.

Consiglio di rivolgervi entrambi ad un medico psicoterapeuta esperto di problemi sessuologici.